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Viaggio verso la libertà

Regia di Gren Wells vedi scheda film

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La recensione su Viaggio verso la libertà

di Furetto60
7 stelle

Interessante opera prima della regista Wells

Molto singolare e coraggiosa, la scelta della regista Gren Wells, al suo esordio, di affrontare e trattare,il tema della malattia mentale,declinato in tre diverse patologie psichiatriche.Vincent è affetto da un'invalidante sindrome di Tourette e il giorno in cui muore la madre separata,con la quale conviveva, resta praticamente solo.Il padre,un rampante politico,è troppo preso dalla sua campagna elettorale, per potersi dedicare a lui . Così dopo averlo visto,"in azione"durante l'imbarazzante funzione funebre della moglie,contorcersi in una serie di spasmi e di tic,come un burattino dinoccolato e impazzito,corredati da un irrefrenabile turpiloquio, che  contraddistingue i portatori di questo squilibrio cerebrale,soprattutto in situazioni di grande stress,decide di rinchiuderlo in un istituto per malattie mentali.Li conoscerà Alex,affetto dalla sindrome ossessivo-compulsiva e Marie un'anoressica.Decideranno di scappare, per intraprendere un'avventura "on the road"allo scopo di disperdere in mare,le ceneri della defunta madre.Diventerà una preziosa occasione per crescere ed emanciparsi e malgrado l'handicap, di acquisire coscienza dei propri mezzi,per poter sperare di condurre una vita, cosiddetta"normale" e trovare la propria dimensione esistenziale.Quelli che ignorano la bizzarra e al contempo devastante, gamma di sintomi,che i malati come Vincent,un grande Robert Sheehan che calibra magistralmente la sua recitazione,patiscono ed esibiscono del tutto involontariamente, non riuscendo ad esercitare il benchè minimo controllo sui movimenti, potrebbero ritenere eccessiva e macchiettistica la sua interpretazione, ma non è così.La sindrome di Tourette,che non sembra si possa curare,si esprime attraverso questo comportamento grottesco e doloroso.

La regia, senza però appesantire troppo la storia,con tocco morbido,si sofferma  soprattutto sugli aspetti sociali del problema,il disagio che crea al malato e agli astanti,il profondo malessere,la vera sofferenza psichica,il suo senso d'impotenza,che lo travolge.Quelli come Vincent hanno la sensazione di essere completamente in balia di questa angosciante pantomima e questo si traduce in incapacità di relazionarsi appropriatamente con gli altri,suscitando a volte riprovazione e altre volte ilarità e una impossibilità a svolgere qualsiasi banalissimo compito.

Vincent ha piena consapevolezza della sua malattia e di quanto sia difficile da comprendere e questo lo rende irritabile e cronicamente depresso.

Gli altri due personaggi, con le loro relative patologie, non sono scandagliati, nella stessa misura e con la stessa attenzione, ma ovviamente, in meno di due ore non si poteva pretenderlo.

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