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Alaska

Regia di Claudio Cupellini vedi scheda film

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La recensione su Alaska

di mc 5
10 stelle

DEVASTANTE. Non trovo al momento altri aggettivi per affrontare un film drammatico come quest'opera dotata di una intensità quasi insostenibile. L'ho visto circa una settimana fa, il primo giorno d'uscita, perchè il trailer mi aveva messo addosso una strana ansia, qualcosa che dovevo vedere ad ogni costo. E devo dire che ciò che ho visto mi ha lasciato basito superando ogni mia aspettativa. E mi ha richiamato alla mente un film altrettanto DEVASTANTE che uscì parecchi anni or sono: "Betty Blue". In effetti -pur assai differenti- i due film hanno in comune una storia d'amore disperato, due vite allo sbando condannate a perdersi e a ritrovarsi per poi allontanarsi di nuovo. Sì perchè di troppo amore si può morire. Amore fa rima con dolore, in entrambi i film. Chi ha visto Betty Blue (a proposito, i più giovani lo cerchino in rete o in videoteca, non ve ne pentirete) ricorda che quel film fece conoscere al mondo una giovane attrice francese, Beatrice Dalle, che interpretava il ruolo straziante di una donna che per troppo amore si procura fisicamente del male, come se cercasse un percorso di Infelicità. Ebbene qui la storia è forse un pò diversa ma certo è che questa Astrid Bergès è sconvolgente almeno quanto lo fu la Dalle (peraltro poi personalmente caduta in disgrazia per poi sparire dalle scene). Stessa attitudine a mettere in scena la deriva folle di una condanna ad una condizione di perdente. E allora diciamolo: questa è la vicenda di due LOSER perfetti, due cristi bastardi che non saranno mai quieti. Confesso (non è la prima volta che mi capita) che della Bergès mi sono invaghito, se conoscessi nella vita una donna così le farei una corte spietata. Mi piacciono le storie di amori disperati e contrastati (sono decenni che spero di trovare la vena giusta per scrivere un romanzo che poggi su una vicenda del genere). Loro sono due persone SOLE, che gridano al mondo (ciascuno a modo proprio) la loro rabbia di un destino da PERDENTI. Siamo a Parigi, l'italiano Fausto lavora in un albergo. Nadine fa la modella quando le capita, così.per sbarcare il lunario, troppo casinista e irrisolta per farlo da professionista. E' un'anima insoddisfatta che cerca non sa nemmeno lei cosa, ma è comunque un'anima in pena, preda di debolezze e di tante piccole ansie. Lui. Fausto, fa un pò il bulletto, esibisce un fare un pò sbruffone ma in realtà è ancor più fragile di lei. E' un classico: due anime SOLE i cui destini fatalmente s'incrociano, non sapevano l'uno dell'altro eppure -ignari- avevano lo stesso disperato bisogno d'amore. E di combattere spietatamente il fantasma delle loro SOLITUDINI. Dunque in quest'albergo i due si conoscono, per la verità in circostanze diciamo un pò "agitate". Ma mi fermo qui, dove il film inizia e sarebbe un peccato svelarne gli sviluppi. Va segnalata la presenza di musiche perfettamente scelte per sottolineare splendidamente le fasi della vicenda, tutte ricche di suggestione e di pathos. E va detto che (attori meravigliosi a parte, sui quali tra poco mi soffermerò) gran parte del merito della riuscita piena è da attribuirsi ad uno stile di regìa impeccabile, nella persona di Claudio Cupellini (anche co-sceneggiatore a sei mani). Costui non è affatto esordiente, io ne avevo già visto l'ottimo "Una vita tranquilla" con Toni Servillo e apprendo ora che ha contruibuito alla realizzazione della trasposizione in tv della serie "Gomorra", quindi dotato di un'esperienza che gli ha giovato nel costruire per il film uno sfondo davvero riuscito, una Milano nebbiosa e notturna, cupa e inospitale, popolata di balordi che investono soldi nelle discoteche balorde come loro e che ospitano gente balorda, una città dove la gente sola può solo sperare di trovare altre persone simili a se'. Tutti possiamo sbagliare. E Fausto e Nadine non fanno che commettere errori nelle loro fottute vite, aggiungendo dolore al dolore. Ma anche per due animali feriti pare ci sia una speranza. Dico "pare" perchè poi sarebbe interessante sapere come in realtà (una realtà virtuale, di fiction, ovvio) le cose sono poi proseguite per loro due. Elio Germano offre una prova monumentale. Astrid Bergès mi ha quasi paralizzato per la sua adesione al personaggio, incredibilmente brava (e confesso di esser rimasto allibito quando ho scoperto in rete che lei ha vinto nel 2010 (giovanissima) un premio come "attrice rivelazione" per la sua partecipazione a...(ancora non ci credo!)....il sequel del "Pirata dei caraibi" con Johnny Depp!!!). Ma non dobbiamo dimenticare il terzo protagonista del film, straordinario anche lui, Valerio Binasco, attore forse più dedito al teatro che al cinema, che qui interpreta un personaggio complesso, ma anche lui (esattamente come Fausto e Nadine) un altro perdente, un altro povero cristo, che alla fine opterà per una scelta senza ritorno.
Avevo bisogno di un film come questo. Il cinema italiano ne aveva bisogno. Da vedere subito, prima che esca di scena.

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