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Youth - La giovinezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Youth - La giovinezza

di FilmTv Rivista
8 stelle

Quanti ricordano che anche Le conseguenze dell’amore era ambientato in Svizzera, quasi interamente in un albergo? E a quanti questa storia di due anziani di talento, un direttore d’orchestra (Caine) e un noto regista (Keitel), che reagiscono alla perdita di emozioni e memoria della vecchiaia con sarcasmo e stoica leggerezza, suonerà come una musica già nota, dato che nei film di Sorrentino spesso i protagonisti costruiscono una fortezza di anaffettività per difendersi dalla natura distruttiva delle passioni? La musica, appunto. Grazie a David Lang (un compositore contemporaneo che Sorrentino ha aiutato a far conoscere), il film si abbandona a epifanie che spezzano il passo maestoso di grandi sequenze che perlopiù finiscono con sottili gag ironici (il film è divertente, anche se culmina in scene drammatiche). Nessun regista in Italia oggi sa esplorare la sensualità del mix di immagini e suoni come lui. In questo hotel, che ospita un bonzo tibetano, un sosia di Maradona ansimante, una star del cinema frustrata per il fatto di essere nota solo come robot, la figlia di Caine (Weisz) lasciata dal fidanzato, un gruppo di sceneggiatori che lavora con Keitel; in questo albergo con terme che non può non ricordare l’inizio di 8 1/2 (come altre sequenze oniriche di gradevole decadente fellinismo), l’enigma ha questa formula: perchè Caine si rifiuta di suonare di fronte alla regina inglese il brano (Una canzone semplice) che gli ha dato fama imperitura? E c’è possibilità che il pubblico del film possa ascoltarlo? Non sarò certo io a dirvelo, né a rivelare il piccolo colpo di scena finale. Si può invece dire che si tratta di un film vicinissimo al suo protagonista: quando giunge all’intensità delle emozioni subito si rifugia nel virtuosismo dei dialoghi, nell’ebbrezza della visione, nel grottesco insensato e divertente della vita. Proprio questo lo rende spesso un lavoro magnifico. Si può rimanere immuni alle emozioni almeno al termine della vita? Il finale, toccante, dimostra invece che apatia, perdita di memoria, arguzia, malattia non possono cancellare completamente il segno indelebile di ciò che potremmo chiamare le conseguenze dell’amore.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 21 del 2015

Autore: Mario Sesti

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