Espandi menu
cerca
Youth - La giovinezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

Recensioni

L'autore

logos

logos

Iscritto dal 15 aprile 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 19
  • Post -
  • Recensioni 310
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Youth - La giovinezza

di logos
5 stelle

Forse sono entrato nella sala con troppe aspettative. Non vedevo l'ora di assaporare questa nuova fatica di Sorrentino. Eppure, accidenti a me, La grande bellezza doveva essere già un segnale di avvertimento abbastanza forte, per essere più cauti. Ma come dimenticare tutti gli altri film precedenti? E poi con tutto quel cast di attori... Sicuramente, mi son detto, siamo in presenza di una ripresa, addirittura di una svolta. Quest'opera, mi sono ancora detto tra me e me, mi aprirà un mondo. E invece... Una delusione. Mi capita raramente di dare voti negativi ai film, e quando li do mi sento in colpa per interi giorni, soprattutto se si tratta di film di registi che venero e stimo, e Sorrentino è uno di questi.

 

E' un film fatto di trame, forse anche troppe, e la camera non gira sempre a vuoto in scene altamente estetiche e oniriche. Nell’incantevole Hotel sulle Alpi svizzere, presso Davos, l’anziano direttore d’orchestra Fred Ballinger trascorre le sue vacanze. E’ una bella sensazione poter gustare gli interni dell’Hotel, i suoi corridoi, le sue balconate, il panorama montano che si stende lungo i suoi sentieri, attraversato da turisti spaesati che vanno e tornano, se non altro perché gli occhi possono ricrearsi un’idea concreta delle belle immagini che Thomas Mann ci aveva consegnato nelle sue pagine della Montagna incantata. E come al giovincello protagonista della Montagna incantata, anche al nostro anziano musicista piace giocare con il tempo, vederlo restringersi e allungarsi con il suo anziano amico regista Mick , a seconda che si sia giovani o anziani. Quando si è giovani tutto lo si può vivere come vedendolo da un cannocchiale nel verso giusto, e tutto sembra essere a portata di mano, tanto che il futuro è nello stesso presente, mentre se si è vecchi il cannocchiale si gira al contrario, e tutto appare molto lontano, al punto che lo stesso presente è già risucchiato in un passato oramai remoto, lontanissimo, che finisce per inghiottire i vissuti e ricordi, che piano piano sbiadiscono e non si sa più se quel che si era lo si era per davvero o se invece è soltanto un momentanea rievocazione sfalsata e labile.

Ma i due artisti sono anche diversi. L’uno, il compositore musicista, più apatico, si è ritirato dalla vita professionale, e non cede neanche all’emissario della regina d’Inghilterra che gli chiede costantemente e insistentemente di suonare le sue arie semplici per la famiglia regia; no, non può, nonostante una famosa soprano non vedrebbe l’ora di poterle cantare. Non può perché quelle arie può cantarle soltanto sua moglie, che ora “riposa” a Venezia. Meglio dunque restare a contemplare l’hotel, a orchestrare i rumori della natura, o fregare tra le dita la carta di caramelle, come ultimo segnale di quello che è stato e che mai più sarà. Ben diverso invece è il suo amico regista, il vitale e anziano Mick, che con la sua troupe di attori sta aspettando Brenda, la diva di sempre, proprio ora che ha intuito il finale per il proprio film testamentale. E che dire della figlia di Fred, la bella Leda, che viene piantata in asso da suo marito, figlio dello stesso Mick? E la lascia per chi? Per una donna insignificante, ma che in un incubo le si rivela come una vera e propria vamp, circondata da scenari infuocati che fanno l’eco alle sfrenate riprese di marca Tarantino doc. Ma poi, come se non bastasse, abbiamo anche un giovane attore in cerca dell’identità del suo personaggio, che dopo averla ritrovata in Hitler si avvede che la vita è meglio dell’orrore. Si potrebbe continuare con la trama e le trame, ma è un film appena uscito nelle sale, quindi nessun spoiler.

 

Mi limito a osservare che in questo film si ha una meditazione irrisolta e un pò zoppicante   sull’esistenza, sul tempo che passa inesorabile, che deposita ferite che piano piano non si sentono più o diventano insopportabili

Restano taglienti e feroci i dialoghi: tra i due anziani, tra il padre musicista e la figlia che lo giudica un cinico egoista che ha sempre pensato a sé e alla propria musica; sferzante il dialogo tra il regista e la diva Brenda, che inaspettatamente decide di abbandonarlo per darsi alla televisione, che è il futuro, anzi è già il presente, mentre il cinema è solo più in agonia. Ma si', sono bei dialoghi, ma come sospesi, giusto per ammiccare, per sferzare lo spettatore, come bolle di sapone o momenti scoppiettanti, ma poi...  visto.

 

E accanto a tutti questi lati più e meno positivi che ho cercato di elencare, tra cui l’indimenticabile qualità della fotografia, ve ne sono altri che positivi proprio non sono. Tanta estetica, per quanto di qualità, finisce per essere ridondante e stucchevole, soprattutto se si smarrisce nell’occupare gli spazi del gratuito: tutti i frammezzi onirici, per quanto siano incantevoli, non sono ben inseriti nell’economia dell’opera. La piazza di Venezia inondata dall’acqua ricorda troppo l’acqua che purifica la chiesa in Onirica di Majewski. L’artista compositore anziano, che con il solo gesto delle mani fa suonare a comando la natura e le mucche, ricorda troppo I colori della passione, sempre di Majewski. E tutte quelle battute contro la cultura, per carità, ci possono anche stare, ma dette da chi? Sono credibili dette da uomini di cultura? Certo, ma è pur sempre la solita grande bellezza decadente che da Roma giunge fino alle alpi svizzere.

 

Esco dalla sala con la sensazione di essere stato preso un po’ in giro, perché poi alla fin fine tutti questi anziani non stanno poi così male in quell’hotel, nonostante i loro dilemmi esistenziali. Come in una reggia di Versailles, si aggirano artisti, anziani e meno anziani, persino miss universo e un finto Maradona; se ne stanno lì a contemplare musica, sguardi, bellezze, coccolando i loro naufragi o le loro speranze impossibili. Per carità, lo facciano pure, ma tutto ciò non tocca la carne viva, non può pretendere di essere la raffigurazione del dramma esistenziale, se non come farsa carnevalesca, cercando di emulare male il grande Fellini.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati