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Youth - La giovinezza

Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film

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La recensione su Youth - La giovinezza

di maghella
5 stelle

Per me un film deve raccontare una storia, è la cosa fondamentale. Se poi il regista riesce a raccontarla utilizzando al meglio le proprie capacità tecniche e la sensibilità personale, il film raggiunge -sempre a mio parere- il risultato finale ottimale.

In questo caso Sorrentino -ancora una volta- non racconta una storia, ma utilizza più personaggi e molti dialoghi abbinati a immagini e “visioni” per raccontarci un suo stato d'animo personale (?), una serie di considerazioni e riflessioni ben confezionate e “impacchettate”.

 

Un albergo di super lusso ospita molti vip. Vip che fanno continue passerelle per piscine, parchi e ristoranti. Il protagonista è un maestro d'orchestra molto famoso ma ora in pensione, accompagnato dalla figlia che viene lasciata dal marito. Il maestro ha anche un vecchio amico regista che sta scrivendo proprio in quell'albergo la sceneggiatura per il suo film-testamento. Il vecchio maestro, sua figlia e il vecchio regista a loro volta incrociano altri personaggi vip che a loro volta ne incontrano altri...e parlano … parlano. Parlano di difficoltà di pisciare, difficoltà ad amare, difficoltà a suonare. Il risultato è una lunga sequenza di scene-scenette, videoclip ben dirette, in alcuni casi quasi visionarie e oniriche, in altre sintetiche e minimali, con qualche inserto di rallenty “sorrentiano” (diventato oramai il marchio di fabbrica del regista napoletano), con il sottofondo di una musica invadente e poco appropriata.

 

In sostanza una lunga seduta di psicodramma propria del regista, con un finale banalotto che in poche parole dice che “fin che c'è la salute c'è tutto”.

Avrei preferito che alle stesse conclusioni Sorrentino ci fosse arrivato soffermandosi magari sulla bella storia di amicizia tra il maestro d'orchestra e il vecchio regista di successo. Storia lasciata alla magnifica interpretazione di un bravissimo Micheal Caine e di un bravo Harvey keitel, ma supportata da una cornice troppo sfarzosa e pretenziosa (mi verrebbe da dire “anche meno Sorrentino... anche meno”). Come per “La grande bellezza”, ho avuto l'impressione di una mancanza di fiducia da parte del regista e degli sceneggiatori verso il pubblico. Caricare le frasi -spesso fatte- di continue immagini e moltitudine di scene, per l'insicurezza di non essere capiti.

La cosa che rende questo film sopportabile, e che non mi ha fatto “incazzare” all'uscita -come successe sempre con “La grande bellezza- è la presenza di Micheal Caine.

Caine riesce a dare al proprio personaggio quella leggerezza e ironia necessaria a non renderlo antipatico e spocchioso. Tutto il resto è noia o quasi.

Si sorride a qualche battuta, si sorride alla presenza di un pseudo Diego Maradona obeso e affannato, non ci si commuove dove il regista vorrebbe far commuovere. Una abbondanza di personaggi e storie incrociate fanno perdere il filo e l'attenzione. Credo che ci fosse la volontà di fare un film corale, ma dove non c'è una storia a supportare la coralità, diventa tutto confusionale. Un gruppo di personaggi che si spalleggiano per prendere posto. Non ci manca proprio niente: cantanti, miss, alpinisti, buddhisti che lievitano, superstar, popstar, divi, calciatori, vecchi, giovani e bambini, massaggiatrici, mimi, Hitler, sfigati, dottori, malati di demenza senile, la regina d'Inghilterra...davvero troppo, un carrozzone quasi felliniano. Ma anche Fellini a volte faceva fatica a fare le cose felliniane.

 

Note personali:

Mentre vedevo il film mi sono distratta più volte (e questo è già un segno negativo), e pensavo... “chissà se un giorno, da vecchia, riuscirò ad andare con mio marito o con un mio amico o una mia amica in un albergo in questa maniera.”. Pensavo a quanto mi sarei divertita immaginandomi con un mio amico piuttosto che con un altro... Pensavo alle vacanze che dovrei fare, all'operazione che ho fatto al piede e che mi tiene lontana dalla mia quotidianità. Pensavo a mio marito che mi aveva accompagnato al cinema nonostante non ne avesse voglia, e lo aveva fatto solo per farmi piacere. Pensavo che avevo voglia di rivedere alcuni amici che è da tempo che non incontro. Pensavo che qualcuno era rimasto a casa a vedere la tv per sapere se Aurora è Carmen. Pensavo che la mia gatta era rimasta fuori casa e che “chissà se in un albergo come quello fanno portare gli animali”. Pensavo che in Svizzera Dario Argento ci aveva girato Phenomena. Poi mi riprendo: c'è Micheal Caine che è veramente bravo... merita la mia attenzione.

 

 

 

 

 

 

 

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