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Samba

Regia di Olivier Nakache, Eric Toledano vedi scheda film

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La recensione su Samba

di mc 5
10 stelle

Non tutte le ciambelle riescono col buco. Almeno qui in Italia. Pensavo che quel richiamo sul poster al successo planetario di "Quasi amici" trascinasse questo film ai vertici del nostro box office, e invece si è rivelato quasi un flop totale. Ma forse nemmeno chi lo ha distribuito e proiettato ci credeva poi tanto se è uscito in un numero risibile di copie. Però bisogna fare chiarezza. D'accordo che Omar Sy ha condiviso le due pellicole da protagonista e che la coppia Toledano-Nakache le ha dirette entrambe, ma le analogie finiscono qui, trattandosi di due film profondamente diversi. Pur avendo apprezzato la comicità "umana" del primo dei due film, ho trovato questo di gran lunga superiore. Perchè poi c'è un dettaglio importante: "Quasi amici" fu da molti accusato di essere ruffiano e ammiccante, ebbene pur essendomi divertito parecchio devo ammettere che c'è qualcosa di vero in quelle critiche, ma stavolta proprio per niente. Ovvio che lo hanno già accusato di buonismo e (anche stavolta) di ruffianeria. Assolutamente no. Questo è un bel film che ci parla di sentimenti VERI, di esseri umani fragili e insoddisfatti che cercano prima di tutto la Serenità, quel quid insomma di felicità cui tutti avremmo diritto. E che invece manca ad una ragazza sconfortata da un'esistenza spesa solo per il lavoro, un lavoro dove il cammino verso la carriera che teoricamente dovrebbe essere il Premio, non fa che aggiungere frustrazione a frustrazione. E manca ad un immigrato senegalese che si trova solo e senza sbocchi a vagare per una Parigi spesso ostile, egoista, profittatrice, che sfrutta la lotta tra poveri cristi. Due vite infelici che si incontrano, si annusano e subito si attraggono. Sullo sfondo di una metropoli che potrebbe anche essere Madrid, Berlino o Roma. Ma Parigi funziona molto meglio a livello narrativo, dato che in quel Paese l'immigrazione ha raggiunto livelli immensi. E' un film delicatissimo, tenero e commovente. Si sorride di gusto e ci si sente aprire il cuore di fronte alla scoperta reciproca dei due protagonisti, ma anche ci si commuove di fronte alle sofferenze che Samba deve fronteggiare, e si condivide con lui la durezza del percorso per sopravvivere. Un film dolente e malinconico ma capace di aprirsi a improvvisi slanci di tenerezza. Se poi per qualcuno tutto questo è BUONISMO, un pò me ne frega zero ma un pò mi fa anche incazzare. Perchè la dolcezza, la tenerezza, l'affetto sono sentimenti che appartengono alla natura di tutti, altro che buonismo...vabbè che poi se uno è cinico nel DNA, ah beh allora affari suoi e tanti saluti. Io credo che noi italiani non saremmo mai riusciti a realizzare un film del genere, vabbè che anche noi ora abbiamo tanti migranti ma -a parte che ne abbiamo molti di meno- il punto è sempre quello: i francesi hanno un tocco (nel realizzare film comico-sentimentali) che è UNICO, un tocco leggero che noi ce lo sognamo. La vicenda ci racconta del senegalese Samba che a Parigi vive (ospite di uno zio) di lavoretti precari e mai in regola, emblema di un precariato senza sbocchi. E quando incontra una specie di assistente sociale all'immigrazione (leggi volontariato) che proviene da un brutto esaurimento nervoso, scatta qualcosa, scocca la scintilla. La realtà è triste e spesso durissima (il film è dominato da una malinconia a tratti struggente, non è certo una storia nè comica nè brillante, ancorchè contrappuntata da momenti di delicata dolcezza che inducono al sorriso sincero) e non mancano le svolte drammatiche e assai tese. Il finale (che ovviamente non accennerò nemmeno) è in tono con il resto del film. Crepuscolare. Senza clamori. Senza trionfi nè sconfitte. Prima di entrare nel dettaglio del cast, da segnalare le musiche -sensibili e bellissime- composte da Ludovico Einaudi. Che dire di Omar Sy? Di sicuro non è un grande attore ma questo film e il successo del precedente mi convincono che -se opportunamente guidato e con un copione idoneo- può essere assai funzionale e anche azzeccatissimo e fare la differenza. Di Charlotte Gainsbourg non dico nulla perchè sarei di parte (ne sono innamoratissimo fin da quando -adolescente- girava video discutibili col padre). La adoro, di lei mi piace il viso e l'atteggiamento e tutto il resto. Ma a mio avviso la sorpresa del film è ancora un'altra: la partecipazione del fantastico attore franco-algerino Tahar Rahim. Che ai cinefili è noto per la memorabile prova offerta (e ahimè mai più eguagliata) nel capolavoro drammatico "Il Profeta" (Jacques Audiard, 2009) uno di quei film che ti cambiano la vita. Da quel momento in poi Rahim ha interpretato film di non grande visibilità, eppure a me pare dotato di una classe e di un'attitudine istrionica che prima o poi lo faranno esplodere in un altro ruolo drammatico di quelli che fanno il botto. Ricordatevi di lui: Tahar Rahim (è quello che nel film fa l'amico del protagonista, dongiovanni incallito nonchè idraulico improvvisato). Insomma, un bel film, per tutti. Eppure non ha funzionato. Forse perchè -come dicevo all'inizio- "qualcuno" doveva crederci di più nel "lanciarlo". O forse perchè (ok non sono uno snob ma liberissimi di definirmi tale, se vi piace farlo) semplicemente il popolo bue in questo momento corre dietro solo a quel cane di Vin Diesel o ai giri in giostra dei Super Eroi.
PS: scena memorabile (almeno per me). I due protagonisti, nella fase -diciamo- in cui si stanno "annusando", colti alle tre di mattina (o tre di notte) mentre -seduti al tavolo di un bar in una Parigi deserta- si scambiano i racconti delle rispettive esperienze di vita (in particolare lei gli racconta di quella volta che sentì un telefonino suonare durante una riunione di lavoro e.....beh vedetevi il film e scoprirete cosa accadde, quella volta).

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