Regia di Zachary Donohue vedi scheda film
Durante le sessioni di uno studio di ricerca sull'uso intensivo del sito di social-chat denominato 'The Den', la bella Elisabeth riceve uno strano messaggio proveniente da una sedicente ragazza che dice di aver rotto la propria web-cam e di trovarsi in una imminente situazione di pericolo. A questo primo contatto seguono le immagini efferate dell'omicidio della stessa ed una escalation di molestie e di violenza che finirà per coinvolgere Elisabeth ed i suoi amici più intimi. La polizia brancola nel buio.
Nel tentativo di rinverdire ed aggiornare i fasti dell'horror di risulta che all'inizio decretò lo straordinario successo del found-footage di The Blair Witch Project e dei suoi numerosi epigoni, il giovane Zachary Donohue pensa bene di utilizzare come tramite per la registrazione di una realtà sconcertante ed inquietante proprio gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie che tra social-cam, mobile tecnology, geolocalizzazione satellitare e chi più ne ha più ne metta consente non solo di documentare il punto di vista registico dallo schermo del terminale di turno, ma anche e soprattutto di ricondurre la struttura del meccanismo di genere e le sue stesse motivazioni alla pervasività ed alle attrattive del mezzo telematico che finiscono per costutirne tanto lo specchietto per le allodole per le solite vittime predestinate quanto lo strumento di una nuova era dell'intrattenimento on demand che strizza l'occhio agli snuff movies stile The Hostel e relative derivazioni.
Nulla di particolarmente originale si dirà, non foss'altro che nonostante i mezzi ridotti al lumicino e le solite inverosimiglianze di punti morti misteriosamente coperti dalle riprese in live-action (ma chi cazzo va continuamente in giro con web-cam e connessione internet perennemente attive?), lo script sceglie saggiamente di mantenere le carte coperte fin quai all'ultima inquadratura (vedere per credere il finale di Trust di David Schwimmer) conduendoci lungo un percorso di false piste e sospetti colpevoli che riesce ad accrescere la tensione ad un livello accettabile per un film di questo tipo. Un thriller dello stalking via social-video-chat insomma, che finisce per scimmiottare Agatha Christy piuttosto che l'horror persecutorio alla Venerdì 13 (con tanto di assassino mascherato stile Jason) dove ci si chiede sin dall'inizio chi sarà il colpevole e si finisce per dire che lo avevamo capito subito che la storia in realtà era quella!
The Den (2013): Una scena del film
A discarico di un'operazione del genere ed a parziale riabilitazione delle buone intenzioni dell'autore va detto che più che il cortocircuito tra realtà e virtualità di una dimensione sospesa nel limbo di una interazione telematica permanente (found-footage da social network?) ciò che conta sembra proprio il potere di mistificazione del web, e le sue infinite possibilità di riproducibilità e verosimiglianza. Lo stalking on line insomma, fa più paura ed è molto più pericoloso di quello diretto; anche perché non sai mai chi può esserci dall'altra parte e soprattutto perché la polizia non ti prende mai troppo sul serio.
Bisognerà attendere il finale per scoprire un dramma complottista tra Saw l'Enigmista e Hostel dove l'interfaccia tra web e deep web è una zona grigia di perversioni ed efferatezze a pagamento cui si accede comodamente da casa grazie al computer di famiglia ed alla carta di credito.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta