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Anime nere

Regia di Francesco Munzi vedi scheda film

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La recensione su Anime nere

di passo8mmridotto
10 stelle

Terribile, difficile, vero. Un film italiano degli ultimi anni come pochi, girato in dialetto calabrese con sottotitoli, altrimenti incomprensibile.

Tratto dal romanzo omonimo di Gioacchino Criaco, diretto da Francesco Munzi per la cooproduzione della Rai, questo film è l'ennesimo tassello nel mosaico delle faide che ancora imperversano nel sud dell' Italia. E nonostante il tentativo dello scrittore di depistare inizialmente il lettore con antefatti comunque cerdibili, il nucleo centrale della storia resta la vendetta, l'annientamento del presunto rivale, di colui che "ha offeso" l'onorabilità o turbato gli equilibri degli interessi personali e di una società ancora avviluppata a codici se non altro obsoleti.

Partendo da questi presupposti, Munzi ha realizzato un film che ha fatto incetta di David di Donatello in tutte le sue sezioni, con merito assoluto.

Tre fratelli assai diversi tra loro, due storie parallele molto distanti, una nella moderna Milano, l'altra in un piccolo paese arroccato nel Supramonte. Luigi (Marco Leonardi) importa frutta e droga, tramite MIguel, trafficante colombiano (Carlos Bardem). Rocco, (Peppino Mazzotta) fa l'imprenditore, con i proventi del fratello, Luciano (Fabrizio Ferracane) alleva capre nel suo paese, tenendosi a debita distanza dai traffici dei fratelli.

Luciano ha un figlio "testa calda", Leo (Giuseppe Fumo) che spara alle vetrine di un bar per vendicarsi di uno sgarbo ricevuto da un componente di una "famiglia" che conta nel paese. Dopo il misfatto, parte per Milano dove raggiunge gli zii, restii ad accoglierlo nel loro clan.

Luigi riporta Leo in Calabria, e lì incontra i capi del clan mafioso locale, con i quali vorrebbe allacciare rapporti di affari, ma viene ucciso la stessa sera. La seconda vittima è Leo. Rocco decide di passare all'azione, ma Luciano lo uccide, e compie una carneficina, che secondo il suo modo di pensare, dovrebbe porre fine alla faida. Ma si sa che quasi sempre la possibilità che ritorni la pace fra i contendenti è una pia illusione. E il film chiude con questo atroce dubbio, l'espressione di Luciano gronda di dolore e di rassegnazione, ha sterminato parte della famiglia, i suoi affetti più cari, ha visto il corpo di Leo coperto da un lenzuolo e gli occhi della madre che pregano sulla salma di Luigi. 

Ancora oggi, purtroppo, situazioni come queste insistono in regioni che vanno dalla Campania, per fatti di camorra, sino alla Sicilia, per via della mafia. In Sardegna, la mia amata terra, ci sono molte faide, alcune sono fuoco sotto la cenere, altre sono in atto, a intervalli di tempo che durano anni e generazioni.

Per questo motivo ho voluto vedere e parlare di quest'opera di Francesco Munzi, per confermare l'assoluta aderenza alla realtà dei fatti come avvengono e come sono concepiti, nelle menti dei protagonisti, e nelle loro coscenze. Munzi riesce a fornire una "scheda" di ogni personaggio, sintetica ma precisa, sui sentimenti, i dubbi, le paure, le convinzioni. Ogni personaggio è fine a se stesso, ragiona in modo diverso dagli altri, agisce d'istinto, tranne Rocco, che vorrebbe trovare equilibri improbabili.

Munzi ha inoltre scelto con estrema cura gli interni e gli esterni dove ambientare il film. Gli interni sono le case rurali e le stalle dove riparare le capre, gli esterni le vallate selvagge e aspre dove il tempo sembra fermo da millenni. E non solo il tempo.   

 

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