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Hands of Stone

Regia di Jonathan Jakubowicz vedi scheda film

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La recensione su Hands of Stone

di marcopolo30
5 stelle

Biopic d'altri tempi che, anziché concentrare i suoi sforzi su un singolo periodo della vita di 'Manos de Piedra' Duran, cerca di riassumerne in 110 minuti di pellicola l'intera esistenza risultando così a tratti davvero superficiale. Belle invece le scene sul ring e ottime le interpretazioni.

Arcaico. Il primo aggettivo che m'è venuto in mente all'uscita dal cinema dopo aver visto “Hands of Stone” è stato 'arcaico'. Che questo mondo della celluloide che sforna ormai biopic a vagonate decidesse di occuparsi anche della vita del mitico pugile Roberto 'Manos de piedra' Duran direi che è sacrosanto, su questo non ho dubbi. Il modo in cui tale biopic è stato realizzato mi ha però davvero riportato indietro di venti (o trenta) anni, quando la gran parte delle biografie venivano realizzate per la tv con conseguente taglio 'allungato' (6-7 ore) per poter così riempire tre o quattro serate. E proprio grazie a tale scelta era possibile realizzare un lavoro che seguisse un periodo molto esteso della vita del personaggio in questione senza perciò peccare di superficialità. Il biopic odierno, al contrario, tende a centrarsi su uno o pochi eventi della vita del personaggio, riassumendo con qualche didascalia iniziale e finale tutto il resto. “Hands of Stone” del venezuelano Jonathan Jakubowicz si ferma invece in una sorta di terra di mezzo, seguendo Duran dall'infanzia fino al ritorno al pugilato, trentaduenne, dopo il celeberrimo e controverso match contro Ray Leonard passato ormai alla storia come “No más”. E come se ciò non fosse già sufficiente carne al fuoco, si occupa anche di geopolitica (il conflitto USA-Panama per il controllo del canale) e butta nel piatto persino un (mini) sub-plot mafioso del tutto innecessario. Tutto ciò in appena 110 minuti e condito da inesattezze storiche messe lì a mero beneficio dello spettacolo (cito il primo match Duran vs Leonard, vinto dal primo per giudizio unanime dei giudici che però nel film diventa NON unanime per creare maggior pathos). Da un punto di vista puramente visivo le cose vanno meglio e il film fa il suo porco dovere, soprattutto nelle scene sul ring. Sul versante interpretazioni, buona quella del protagonista Edgar Ramirez, capace di rendere appieno il carattere vulcanico di Roberto Duran, ma assolutamente eccellente quella di Bob De Niro nel ruolo dell'anziano allenatore Ray Arcel. E proprio la presenza di un nome facilmente vendibile come quello di De Niro rende per me ancora più incomprensibile la mancata distribuzione del film in Italia (io l'ho visto in Polonia, per la cronaca).

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