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Reclaim - Prendi ciò che è tuo

Regia di Alan White vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Reclaim - Prendi ciò che è tuo

di OGM
5 stelle

Si chiama reclaiming. Ed è una sporca truffa. Un raggiro del peggior tipo, di quelli che giocano con i sentimenti umani più profondi e delicati, come l’amore materno, e che sfruttano meschinamente l’infanzia abbandonata. Nina ha sette anni, e viene da Haiti. Ha perso la madre nel catastrofico terremoto del 2010, ma qualcuno l’ha soccorsa, e l’ha portata negli Stati Uniti. Purtroppo è capitata nelle mani sbagliate: l’hanno salvata solo per poterla usare come esca, nell’ambito di un affare che può fruttare davvero molti soldi. Anche Steven e Shannon ci sono cascati: sono due giovani coniugi di Chicago che, per adottare un figlio, si sono rivolti a quella che credevano un’associazione umanitaria e che, invece, è una banda di criminali senza scrupoli. Hanno scelto Nina, e sono finiti in una terribile trappola. Inizia così uno dei tanti action movie americani che intendono unire l’adrenalina alla denuncia sociale,  cercando forse in quest’ultima un alibi che distragga l’attenzione dai puri fini commerciali. Ogni anno 1,2 milioni di bambini sono oggetto di traffici. Così recita il testo di chiusura: un invito a stare all’erta che suona come la morale della solita favola dal contenuto avventuroso e dagli intenti didascalici, una storia  che spiega i pericoli del mondo con dovizia di esempi crudeli, salvo poi far balenare, nel lieto fine, la meritata ricompensa per i buoni ed una sonora lezione per tutti i cattivi. C’è molto di supereroico nell’impresa dei due protagonisti, che riescono ad evitare i proiettili di sparatori provetti, a sfidare la legge di gravità sul filo dei secondi, ad affrontare acrobatici inseguimenti in auto degni di un videogame. La tensione sale unicamente in virtù dell’effetto meccanico della velocità e di quello psicologico della vertigine, mentre il dramma può contare soltanto su qualche piccola, convenzionale finestra aperta sul rimorso per una fatale bevuta di troppo, o  sul rimpianto per una felicità svanita in un tragico schianto: un paio di tiepidi scorci di romanticismo televisivo che, per un attimo, sospendono la rapida evoluzione verso la frenetica gimcana del finale. Nell’avviarsi alla conclusione, il racconto si stacca funambolicamente dalla realtà per farsi, nel contempo, inverosimile e prevedibile, confezionato con la precisione ritmica che serve le emozioni al momento giusto, proprio nell’istante in cui le aspettavamo, e  ci trova dunque disposti ad accoglierle con il classico sospiro di appagante sollievo.  Forse è meglio non dire niente di più: chi lo vorrà, potrà approfondire di persona i dettagli della faccenda. E, con l’occasione, saprà magari come gustarsi un John Cusack uomo nero dai capelli inchiostrati, in versione moderatamente dark, e condita in salsa esotica.   

 

John Cusack

Reclaim (2014): John Cusack

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