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The Fighters - Addestramento di vita

Regia di Thomas Cailley vedi scheda film

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La recensione su The Fighters - Addestramento di vita

di nickoftime
8 stelle

Per restare dalle parti dell'attualità più stringente, non si può fare a meno di notare la coincidenza tra la presentazione del programma del festival di Cannes e l'uscita nelle sale, a più di anno di distanza dalla sua presentazione alla croisette di "The Fighters - addestramento di vita" (Les Combattants), esordio alla regia di Thomas Cailley. In quell'occasione il regista francese aveva posto le basi per un'ascesa esplosa con i premi ottenuti alla Quinzane des Realisateurs e poi confermata ai massimi livelli nella notte degli Oscar francesi dove il film aveva impedito a "Timbucktu" di monopolizzare l'intero palmares. Al di là dei riconoscimenti il festival transalpino, con la sua visibilità, torna utile per rivelare un passaggio di consegne, tutto interno al cinema francese, che rinforza la tradizione di un movimento da sempre attento alle vicissitudini dell'età giovanile. "Les Combattants" si inserisce sulla scia tracciata dodici mesi prima da un altro lungometraggio che raccontava l'iniziazione alla vita attraverso l'avventura di un amore giovanile. La storia di Arnaud e Madeleine, i protagonisti di "Les Combattants" assomiglia infatti a quella di Adele ed Emma, le protagoniste de "La vita di Adele" non solo in termini di genere e per il fatto di presentare due coppie fuori dagli schemi ( per stili di vita e gusti sessuali) ma più che altro in una voglia di vivere che si manifesta a dispetto di qualsiasi tipo di paura; un atteggiamento che potrebbe essere il manifesto di una generazione travolta dalla crisi (registrata dal film nella mancanza di lavoro che obbliga l'amico di Arnaud a cercare lavoro all'estero), e che, con la dose d'incoscienza tipica dell'età giovanile, ce la mette tutta per riuscire a sopravvivere. Come testimonia la scelta di Madelaine di vendere cara la pelle, frequentando il corso di preparazione che la dovrà abilitare all'arruolamento nelle forze speciali e in seconda battuta, quella del timido Arnaud, caratterialmente distante dal temperamento degli uomini in divisa, eppure disposto a mettere in discussione le sicurezze casalinghe pur di assecondare il suo sogno d'amore. Audacia che Cailley trasforma in una voglia di fare in grado di segnare lo svolgersi del film, sospinto da una struttura narrativa che non perde occasione per rilanciare le aspirazioni dei protagonisti: dapprima togliendoli dalla mancanza di orizzonti del villaggio natio, ospitale e sicuro ma incapace di offrire prospettive, e poi reagendo con altrettanta determinazione alle frustrazioni che i nostri subiscono, e durante giorni dell'addestramento militare, segnati dalla delusioni di una mentalità da cui non c'è niente da imparare, e nel momento in cui, finalmente liberi dalle responsabilità derivate dal contesto famigliare, Arnaud e Madeleine sono costretti a rinunciare al loro Aleph personale per cause di forza maggiore.

Seguendo le premesse poste in essere nella natura agonistica dei suoi personaggi e deciso a imitare la vita secondo una visione dialettica delle sue componenti, Cailley lavora sui contenuti del film: da una lato affidando alla tenzone amorosa il compito di replicare le conflittualità dell'esistenza umana, dall'altro ricorrendo all'espediente dell'opzione militare per enfatizzare la tenacia dei nostri eroi, determinati a lottare con ogni mezzo contro le forze che si oppongono all'affermazione delle loro aspirazioni. E poi operando sulla forma, che diventa un contenitore capace di far coesistere generi e registri: tra i primi abbiamo già parlato di quello sentimentale, a cui si affianca un lato più avventuroso, derivato dal confronto con l'ignoto, che i nostri si troveranno ad affrontare nel percorso di conoscenza e di sopravvivenza innescato dalla precarietà di quel viaggio. Nei secondi, in cui si alternano momenti da commedia ad altri decisamente più drammatici, si segnalano invece dosi di sottile umorismo che Cailley fa scaturire dal non sense di situazioni dove l'assoluta serietà dei personaggi, pronti ad attribuire importanza ad ogni singolo gesto fa da contraltare all'ordinaria banalità di momenti come quelli, e ce ne sono molti durante la vita di caserma, in cui la realtà sembra prendersi gioco di ogni ragionevolezza. Un eclettismo che "Les Combattants" fa valere anche in zone più specificatamente cinematografiche, come lo è l'attenzione dedicata al montaggio, decisivo nei suoi stacchi netti e improvvisi a restituire l'irrequietezza propria dell'età giovanile, oppure come avviene nella parte centrale del film a sottolineare il cambio di direzione della storia -siamo alla vigilia della partenza di Madeleine - annunciato dalla discontinuità tra l'euforia della sequenza ambientata in discoteca, caratterizzata dal frastuono della musica e dal vitalismo dei protagonisti pronti a scatenarsi al centro della pista e quella successiva, che subentra in maniera brusca ad interrompere la festa con il buio della notte sin troppo evocativo del tempo che verrà. E ancora nell'utilizzo della colonna sonora, surplus energetico, che nella pulizia del sound elettronico composto dal trio Lionel Flairs, Benoît Rault e Philippe Deshaies (non campionata ma suonata dal "vivo) riproduce la dimensione di purezza in cui si muovono storia e personaggi. Romantico e antiretorico, "Les Combattants" è uno di quegli esordi che lascia a bocca aperta e che autorizza a pensare alla nascita di un grande autore.

(pubblicato su ondacinema.it)

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