Regia di Abderrahmane Sissako vedi scheda film
Il regista franco-mauritano Abderrahmane Sissako riesce nell'impresa semi-impossibile di dipengere il dramma globale del jihadismo partendo da una storia minima e raccontandocela con dolcezza, poesia e persino ironia. Capolavoro.
Abderrahmane Sissako, cinquantaquattrenne regista mauritano che si è però sempre mosso, professionalmente parlando, fra Mali e Francia, realizza con “Timbuktu” un gioiellino di film di quelli che mostrando una storia davvero minima riescono comunque, per induzione, a parlare di una realtà ben più ampia e importante. E non solo, la storia ci viene mostrata con un tocco talmente leggero e poetico che è impossibile non innamorarsene. E infine, pur mettendo chiaramente alla berlina gli jihadisti e i loro innumerevoli (e drammatici) controsensi, non dimentica di dipingere anche questi come essere umani, con un passato e ragioni alla base delle proprie scelte. Direi che avrebbe meritato l'Oscar al miglior film straniero per ovazione, premio invece finito al polacco “Ida” (un film molto buono, per carità), ma si sa che dalle parti dell'Academy sono decenni che le opere fortemente politiche non godono di eccessive simpatie. Capolavoro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta