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Still Alice

Regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland vedi scheda film

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La recensione su Still Alice

di barabbovich
7 stelle

L'occidente invecchia e le malattie allarmanti e subdole della terza età diventano oggetto di riflessione anche filmica. Per due ragioni fa parzialmente eccezione questo Still Alice. La prima è che il morbo di Alzheimer non viene diagnosticato a una persona anziana, bensì a una brillante cinquantenne (Moore), professoressa di linguistica di fama internazionale impiegata presso la Columbia University. La seconda è che - rispetto ai film che trattano con sempre maggiore frequenza il tema della malattia - stavolta non guardiamo lo scorrere degli eventi con gli occhi di chi assite il malato (come era in Amour, per esempio), bensì con quelli della protagonista, alla quale vengono dapprima a mancare nomi e concetti, per poi piombare nel calvario di una malattia che non dà scampo. Il film di Richard Glatzer e Wash Westmoreland (già visti nel discreto La quinceañera) segue in maniera piuttosto convenzionale la traiettoria cronologica della via crucis della protagonista come fosse il diario di una brutale trasformazione che vede progressivamente svaporare la sua identità, tra figli non sempre disposti a capire e un marito affettuoso e premuroso (Baldwin) che le offre una costante solidarietà nonostante le tentazioni a non mollare i suoi impegni professionali. Servito da una Julianne Moore in stato di grazia, il film tratto dal best seller di Lisa Genova - pur soffrendo della medesima inclinazione documentaristica e di una certa propensione a ricattare emotivamente lo spettatore di film sullo stesso argomento come Away from her, Iris un amore vero, Le pagine della nostra vita e Una sconfinata giovinezza - ha un momento di potenza struggente: quando la protagonista, consapevole del baratro al quale si sta avvicinando, registra un videomessaggio per sé stessa, per ciò che dovrà fare quando la memoria sarà completamente persa. E sono proprio gli stratagemmi che la donna mette in atto per fronteggiare l'evanescenza della sua identità a rimanere impressi per l'indomabile volontà che esprimono.

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