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Still Alice

Regia di Richard Glatzer, Wash Westmoreland vedi scheda film

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La recensione su Still Alice

di steno79
7 stelle

Festival internazionale del Cinema di Roma- Sezione Gala   Alice Howland è una donna cinquantenne di successo: ha una bella famiglia con un marito che la ama e tre figli ormai grandi e un prestigioso lavoro di insegnante di Linguistica presso la Columbia University. Durante una trasferta lavorativa a Los Angeles, Alice ha un blocco inspiegabile e non riesce a completare una frase del suo discorso, cosa che non le era mai accaduta in precedenza; il fatto si ripete una seconda volta durante la sua corsa abituale nel campus a New York, con la donna che perde completamente l'orientamento spazio-temporale e si ritrova in balia di se stessa, incapace di procedere. Allora, Alice decide di recarsi da uno specialista che la sottopone a dei test e le rivela che potrebbe trattarsi del principio del morbo di Alzheimer; a questo punto la donna rivela tutto al marito che, sebbene poco convinto della diagnosi all'inizio, decide di affiancarla nella difficile lotta contro l'insidiosa malattia.

Diretto da una coppia di registi che si era fatta notare in produzioni indipendenti come "La Quinceanera- Non è peccato" e tratto da un best-seller internazionale scritto dalla ricercatrice Lisa Genova, "Still Alice" è un dramma robusto, onesto, un classico "film d'attrice" che si regge sul talento eccezionale di un'interprete del calibro di Julianne Moore, ma forse non aggiunge troppo di originale al filone dei film su personaggi affetti da gravi patologie, che ne sconvolgono le rispettive vite.  Il co-regista Richard Glatzer, compagno nella vita di Wash Westmoreland, è anche lui affetto da una grave malattia, la sclerosi laterale amiotrofica, in singolare coincidenza con il destino della protagonista del film; tuttavia, a prescindere da osservazioni di questo tipo, il film si fa apprezzare soprattutto per il rifiuto evidente di facili soluzioni melodrammatiche nel calvario di Alice (Westmoreland cita come fonte di ispirazione il cinema di Ozu ed in particolare "Viaggio a Tokyo"). Nelle scene familiari, ed in particolare in quelle con la figlia Lydia (Kristen Stewart) che vorrebbe fare l'attrice contro il volere materno, si resta però in un ambito abbastanza prevedibile, non ci sono particolari colpi di genio (ma la scena del discorso della Moore nel pre-finale è un momento toccante), a tratti affiora una certa sensazione di "deja vu". Julianne Moore domina la scena con indubbia bravura e meriterebbe senz'altro un Oscar, considerate le occasioni passate in cui la statuetta le è stata ingiustamente negata; nel cast di supporto si distingue un Alec Baldwin piuttosto intenso e un discreto contributo della citata Stewart e di Kate Bosworth nel ruolo di un'altra figlia. Cinema che intende scuotere la coscienza dello spettatore e ci riesce, a costo di qualche didascalismo.

voto 7/10 

Julianne Moore

Still Alice (2014): Julianne Moore

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