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Life

Regia di Anton Corbijn vedi scheda film

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La recensione su Life

di alan smithee
6 stelle
locandina francese

Life (2015): locandina francese 

LIFE, dal nome della celebre rivista settimanale americana, è il film più recente del discontinuo ma interessante Anton Corbijn ( suo il bluff The American, come pure il riuscito La spia), racconta l’amicizia che per alcuni mesi venne a crearsi tra il fotografo freelance giovane e talentuoso Dennis Stock, e l’astro nascente James Dean: così ancora “da nascere” che nessuno riusciva a comprendere l’ostinazione che il giovane fotografo intuiva in quel bel ragazzetto dall’aria timida e scocciata, seriamente intenzionato a sfondare nel cinema, e, nel 1955, in fremente attesa che i suoi primi due film potessero costituire il viatico per un successo che non avrebbe avuto precedenti. Due primarissimi cineasti come Elia Kazan e Nicholas Ray ebbero la lungimiranza di scoprirlo e dirigerlo, ma i film, ancora in uscita, non consentivano ai giornali di trovare argomentazioni sufficienti per iniziare a lanciare la star: nemmeno l’amore intenso ma fugace con la diva italiana Pier Angeli (ovvero Anna Maria Pierangeli, una vera e propria star hollywoodiana all’epoca, contesa da registi e paparazzi, oltre che da spasimanti di ogni tipo, qui interpretata dall’italiana e televisiva Alessandra Mastronardi).

Dane DeHaan

Life (2015): Dane DeHaan

 

Dane DeHaan, Robert Pattinson

Life (2015): Dane DeHaan, Robert Pattinson

 

Robert Pattinson

Life (2015): Robert Pattinson

 

Bella ricostruzione d’epoca e riproduzione delle istantanee geniali del giovane fotografo, che rinascono sotto le sembianze piuttosto efficaci ed opportune del giovane e talentuoso Dane DeHaan, un Jimmy Dean molto bambino ma pressoché perfetto a rendere la maschera del giovane ribelle ed intransigente che sa di poter sfondare. E Pattinson? Nel ruolo del protagonista si impegna ed è bravino, solo che la sua bellezza eccessiva finisce per affossare quella del divo, adombrandolo e facendoci domandare come mai non sfondasse lui come divo anziché il nascente mito di Dean.

E’ uno dei casi in cui la peculiarità delle fattezze, la troppa bellezza, finisce per mettere a disagio l’intero film ed adombrando il personaggio cardine di tutta la vicenda, in un film peraltro perfettamente ambientato e scenograficamente molto convincente.

 

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