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The Program

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Program

di BALTO
6 stelle

Il film non rende il fluss of consciousness esistenziale.45 anni d'età,25 di ciclismo,lo sportivo che ha vissuto due volte ma non ha mai imparato a vivere.La pellicola si lascia guardare con un mimetico protagonista ma ha un difetto:troppo presto e troppo veloce,come il suo protagonista sulle strade,il film è una accattivante ma effimera fiammata.

E' stato fatto troppo presto e troppo in fretta .E' tratto dal libro del giornalista del Sunday,David Walsh,"Seven Deadly Sins" che lo ha tallonato per tutta la vita (e per tutto il film);l'unico in verità,visto come si mangiava gli avversari(anch'essi,quasi tutti,dopati)sulle montagne del Tour De France.E perché?Perchè aveva un programma di doping(non d'allenamento,ingenui,me compreso che lo guardavo da adolescente estasiato dinanzi allo schermo) endemico,intensivo(i famosi "Postini" del team vengono rappresentati come un banda di eroinomani),talmente intensivo che lo ha trasformato in una macchina manipolatrice senza vergogna;oberato come era dalle proprie menzogne e dalle aspettative dell'audience mondiale,che finì per credere lui stesso alle sue stesse bugie.Freddo,calcolatore ma non va dimenticato (e qui il film pecca molto)reduce da una tremenda malattia che lo portò in fin di vita quando, giovane corridore yankee scanzonato,si portava a casa senza "il programma"(ma con singoli "aiutini??") un campionato del mondo e una tappa al Tour.Era già molto per uno che non avrebbe mai avuto una capacità polmonare da vincitore di corse a tappe come gli ricorda il famigerato dottor Ferrari(impersonato con troppo manierismo da Guillaume Canet).Ma lui voleva di più;poi il cancro,un'innegabile forza di volontà per superare la malattia ,alimentata da voglia di rivalsa contro il destino e non da amore per la vita o per gli affetti familiari(invero quasi inesistenti almeno nella pellicola), lo trascina in un desiderio di invincibilità(delle volte accade)che sconfina in un palese delirio d'onnipotenza.Un boss con tanto di sgherri/gregari, capo assoluto prima del plotone poi del ciclismo mondiale, quasi l'incarnazione di un leader dello sport worldwide.Punto di riferimento per malati,depressi e sfiduciati,icona della rinascita,marionetta di se stesso,imbonitore in leggendarie conferenze stampa da one man show,filantropo della ricerca( pure di quella sul doping!?,ma nn è che soffre di disturbo bipolare?) ,icona della rinascita,sprezzante,potente,minaccioso gigante con fondamenta d'argilla,fragilmente drogato dalle sue dipendenze tra cui la più grave,la prosopopea di se stesso.Fatale fu la sua voglia di tornare:"l'abbiamo sempre fatta franca,non sei più giovane" ma incapace di essere definitivamente maturo,circondato come era da faccendieri, lacchè e ingenui fan,tra cui quello che diventerà uno dei suoi migliori gregari,poi pentito/accusatore, dopo essere caduto anche lui da sella nella marmellata del doping.Eh caro Floyd Landis,sodale/fedifrago beota, era meglio seguire i consigli della tua retrograda congrega di campagnoli e "non fare bicicletta per sport".Insomma di Lance Armstrong, uno capace di vendere le biciclette dei suoi compagni di squadra per pagarsi la "bumba" e di creare una fondazione sulla ricerca sul cancro da 50 milioni di dollari e poi finire in bancarotta per dover risarcire gli sponsor,"santarellini traditi"( qui il film poteva approfondire di più,non relegando il ruolo dell'assicuratore di Dustin Hoffman a mera comparsa),di "vincere" da iperdopato in un ciclismo malato 7 Tour De France di fila dopo aver sconfitto una malattia definita dai dottori terminale ,per poi affidare il suo corpo alle attenzioni di un dottor Morte,confessando le colpe in un talk show quando anni prima nelle corsie ospedaliere senza secondi fini confortava poveri bambini;tu,spettatore/ex fan/appassionato deluso, cosa devi pensare?Il tutto e il contrario di tutto.Solo una cosa è certa:l'ultima tappa deve essere ancora terminata.Ne sentiremo ancora parlare.Lo spero pure del protagonista Ben Foster,grande prova mimetica la sua, giustamente giocata senza affibbiare uno spessore celebrale, che non ha mai avuto né mai avrà, al corridore.Dopotutto Lance Armstrong era ed è uno sportivo texano di provincia con una visione distorta del Sogno Americano.Si ,questa può essere la definizione più appropriata.Sperando che le recensioni negative della pellicola non affossino la carriera dell'attore,assegniamo un 6,ribadendo: troppo presto e troppo veloce,come il suo protagonista sulle strade,il film è una accattivante ma effimera fiammata.

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