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Pasolini

Regia di Abel Ferrara vedi scheda film

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La recensione su Pasolini

di steno79
7 stelle

Un omaggio appassionato all’uomo e all’artista Pasolini da parte di Abel Ferrara, un ritratto dello scrittore-regista che cerca di aggirare le regole del bio-pic concentrandosi sui suoi ultimi due giorni di vita, con l’inserimento di alcuni brani che visualizzano due progetti incompiuti, uno letterario e uno cinematografico: “Petrolio” e “Porno-teo kolossal”. Per la parte di pubblico (me compreso) che non ha sufficiente conoscenza di “Petrolio” le sequenze in questione con il personaggio di Roberto Zibetti, che dovrebbe essere una sorta di alter-ego pasoliniano, risultano oscure e sfuggenti: il gioco meta-letterario si fa troppo ardito e si ha l’impressione che lo sceneggiatore Maurizio Braucci abbia preteso troppo dal pubblico a cui si è voluto rivolgere; è andata senz’altro meglio con la parte del “Porno-teo kolossal” che già aveva ispirato Sergio Citti nei “Magi randagi”, dove la presenza di Ninetto Davoli è un omaggio sentito e non superficiale e il gioco meta-cinematografico è meno astruso e più godibile. Per il resto, assistiamo ad una ricostruzione corretta della fase conclusiva di Pasolini, interessante in diverse sequenze come l’intervista a Furio Colombo, ma senza particolari punte di genialità se si esclude l’adesione sofferta e di incredibile somiglianza fisica di Willem Dafoe al personaggio, nel complesso ammirevole. Nei ruoli minori, buone le interpretazioni di Maria De Medeiros come Laura Betti e soprattutto Adriana Asti come Susanna Pasolini, commovente nel pianto disperato con cui apprende la notizia della morte del figlio. Non posso esprimermi sul “pastiche” linguistico dell’edizione originale, avendolo visto in versione doppiata, ma mi è sembrato un po’ “corto” nella durata di soli 80 minuti e il finale arriva in maniera piuttosto brusca: forse si poteva aggiungere qualcosa per testimoniare l’ondata di commozione e sdegno che la sua tragica morte suscitò nell’Italia del 1975 già in odore di Brigate rosse. Per Ferrara, non si tratta assolutamente di un’occasione mancata come vanno dicendo i più malevoli, ma i tempi di “The addiction” o “The funeral” probabilmente non torneranno più.

Voto 7/10

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