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Mia madre

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Mia madre

di steno79
8 stelle

Un film della maturità di Nanni Moretti, quello dove il regista-interprete continua sulla strada dell'autobiografia che già aveva nutrito tante pellicole precedenti, ma in maniera più essenziale e rigorosa, quasi del tutto priva di quel narcisismo che aveva inficiato alcune pellicole precedenti. La cognizione del dolore per l'imminente morte di Ada, dietro cui si nasconde la reale scomparsa della madre Agata Apicella Moretti, è ancor più straziante rispetto a quella de "La stanza del figlio", film che un po' si perdeva nelle scene di psicanalisi con pazienti caratterizzati in maniera non troppo credibile. Qui invece c'è forse qualche sbavatura nelle sequenze oniriche, memori di un Bunuel, che risultano tuttavia un poco gratuite, mentre la rappresentazione dei conflitti interiori dello stesso Moretti (naturalmente adombrato nel personaggio di Margherita Buy) non può non ricordare quella fornitaci da Fellini in "Otto e mezzo" attraverso il personaggio di Guido Anselmi. Confronti impegnativi, ma Moretti riesce a reggerli con disinvoltura offrendoci un quadro generale denso e problematico, privo di tentazioni auto-assolutorie (a un certo punto la Buy dice anche che "non dovete stare a sentire quello che vi dice lo stronzo di un regista"). La parte di meta-cinema alleggerisce e compenetra il gravoso dramma familiare che potrà trovare sbocco soltanto nella morte. Pur alle prese con un personaggio che superficialmente potrebbe sembrare fin troppo simile a tanti altri del suo repertorio, la Buy riesce a rinnovare il suo repertorio espressivo e ci dà una grande interpretazione, certamente fra le migliori della sua carriera. Al suo fianco, John Turturro si concede una partecipazione di lusso e sembra divertirsi un mondo a mescolare inglese e italiano maccheronico, lasciando comunque il segno del suo consumatissimo talento nella scena della mensa col litigio con la regista e nel fantasioso ballo con cui saluta la troupe; la signora del Piccolo Teatro di Milano Giulia Lazzarini è perfetta nel ruolo dell'anziana donna che si avvicina alla morte, e lo stesso Moretti mi sembra più misurato e credibile rispetto al ruolo che aveva rivestito nel precedente "Habemus papam". Tra le presenze di secondo piano, spicca soprattutto la giovane Beatrice Mancini nel ruolo della figlia Livia, confermando anche il fiuto di Moretti nello scoprire nuovi talenti. Alla fine della proiezione, una signora seduta nella fila davanti piangeva a dirotto, e la commozione del finale è autentica. Credo che "Mia madre" sia un ottimo esempio di come si possa ottenere un'opera di spicco riproponendo un dramma universale con una vena autobiografica sincera, dettata da un autore che vuole mettersi in discussione. È anche uno dei suoi film più belli.

Voto 8/10

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