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Second Chance

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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Utente rimosso (SillyWalter)

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La recensione su Second Chance

di Utente rimosso (SillyWalter)
7 stelle

 

       SECOND CHANCE è un'opera sull'eterna e confusa lotta tra GIUSTO, LEGALE e MORALE e merita soprattutto per i suoi ritratti intimi. È un dramma duro e provocatorio che però vibra di un'umanità vera, complessa, imperfetta, scandagliata nelle sue minuzie emotive dal solito sguardo sensibile e implacabile di Susanne Bier.

 

scena

Second Chance (2014): scena

 

       Andreas è un poliziotto dalla vita apparentemente felice. Ha da poco avuto un figlio da Anne e ci viene subito dipinto come un padre e un marito affettuoso. Chiamato insieme al collega e amico Simon a sedare una lite domestica, s'imbatte in un neonato tenuto in condizioni abominevoli dai genitori tossicodipendenti. Andreas si interessa al caso ma il bambino non può essere tolto alla coppia, nonostante il padre abbia anche una fedina penale piuttosto corposa. Una notte Andreas viene svegliato dalle urla di Anne. Il loro bambino non respira e a nulla valgono i tentativi di rianimarlo. Anne (che in passato ha già avuto certe "difficoltà") perde la ragione, si comporta come se il figlio fosse vivo e minaccia di uccidersi se Andreas glielo porterà via. Lui finge di assecondarla, le dà dei sonniferi e quando fanno effetto prende il bambino e va a scambiarlo con quello della coppia di drogati (trovandoli opportunamente addormentati e fatti).

 

       Susanne Bier come già altre volte parte (o meglio partono: lei e il fido sceneggiatore A. T. Jensen) da una premessa forte, ad alto rischio di sensazionalismo, col chiaro intento di far venire a galla i moti dell'animo più complessi (e le sue inquadrature strettissime sanno dove andarli a cercare quando raggiungono la pelle dei suoi attori). Il piano è mettere i personaggi alle strette, trattarli crudelmente per rivelarne contraddizioni e fragilità, per ridare agli esseri umani la loro umana alternanza di miserie e nobiltà (ed in fondo è questa alternanza che rende possibile una seconda chance, e non solo per il protagonista e sua moglie). In quest'ottica dare colpe non è importante, così come poco importa il finale. Come già in IN UN MONDO MIGLIORE quel che conta è nel corpo del film e dei personaggi, è la loro sfaccettata e impietosa natura umana, le luci e le ombre, ambedue essenziali per dar rilievo alle figure. 

 

Nikolaj Coster-Waldau

Second Chance (2014): Nikolaj Coster-Waldau

Nikolaj Lie Kaas, Lykke May Andersen

Second Chance (2014): Nikolaj Lie Kaas, Lykke May Andersen

   

      La Bier ha sensibilità e tempismo finissimi. Conosce il percorso delle emozioni e sa quando farle esplodere (credo che sia soprattutto merito suo se il "non eccelso" Coster-Waldau riesce a reggere il film). Mi riferisco ad esempio ai tempi e al bel tocco dimostrati in scene delicate come quella dello scambio dei bambini, nella quale il controllato e deciso Andreas si rende conto di cosa sta facendo proprio nel momento più teso dello scambio, mentre rabbia e disperazione scoppiano solo dopo, travolgendolo quando si esaurisce "l'azione" che lo animava.  

      Come accennavo la regista danese sa anche bene come costruire ed enfatizzare i momenti emotivi dei personaggi andando a cercare dettagli minimi su volti, mani, corpi e lasciando a questi il tempo di maturare davanti ai nostri occhi (il viso di Sanne nel finale...). Le fugaci manifestazioni della violenza emotiva affiorano e catturate diventano il centro del mondo, occupano lo schermo. Oltre al percorso emotivo di Andreas, sicuramente privilegiato anche per il rovello che gli creano i conflittuali ruoli di padre/marito/poliziotto, un'attenzione particolare viene riservata alle due madri ("la maternità è più complessa di come ce la raccontiamo. L'obbligo di essere una madre perfetta è la cosa più spaventosa al mondo", dice la Bier), anche loro sono sconvolte da emozioni feroci e tra loro differenti, anche i loro volti sono prismi emotivi di condizioni estreme ma non per questo grossolane e fuori controllo. 

 

Nikolaj Coster-Waldau

Second Chance (2014): Nikolaj Coster-Waldau

Nikolaj Lie Kaas, Ulrich Thomsen

Second Chance (2014): Nikolaj Lie Kaas, Ulrich Thomsen

   

       Ho invece trovato meno convincente la scelta di un contrasto inizialmente così netto tra le due famiglie che subito lascia presagire la demistificazione della famiglia felice e gli scheletri nell'armadio. Inoltre la vicenda viene lasciata fin troppo sulle spalle del solo Coster-Waldau (¹) e di conseguenza diventa un po' un circuito chiuso, perde in ampiezza e "respiro". Quantomeno si poteva cercare di sfruttare maggiormente il criminaltossico Tristan, interpretato dal bravo Nikolaj Lie Kaas (già in diversi film della Bier e di Jensen, oltre che in IDIOTI di von Trier e in ANGELI E DEMONI). Un "villano" senza compromessi di un realismo inquietante. Sembra tolto caldo caldo da una rissa tra neonazi.

 

 

 

(¹) !! ATTENZIONE SPOILER !!

        Alla solitudine di Coster -Waldau si poteva ovviare semplicemente tenendo in vita la moglie. Sarebbe forse stato anche più intrigante veder interagire ancora Andreas e un'Anne più o meno instabile mentre in entrambi crescevano i dubbi e i sensi di colpa (con l'aggiunta dei problemi/contrasti intimi sollevati dall'affezionarsi al nuovo bambino). Purtroppo queste possibilità sfumano col suicidio di lei e lasciano Andreas solo con la sua coscienza, privo di una "spalla" adeguata (l'amico-collega è una figura pallidina...), in attesa che il colpo di scena finale lo conduca al ravvedimento. 

 

Lykke May Andersen, Ulrich Thomsen, Nikolaj Coster-Waldau

Second Chance (2014): Lykke May Andersen, Ulrich Thomsen, Nikolaj Coster-Waldau

 

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