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Uno sparo nel buio

Regia di Blake Edwards vedi scheda film

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La recensione su Uno sparo nel buio

di Decks
9 stelle

Per chi non conosce la saga ideata da Blake Edwards sul famoso diamante dai rosei riflessi, potrà risultare bislacco che il seguito del primo capitolo non abbia né nel titolo né nella trama la presenza della famosa pantera rosa: tutto si spiega quando cercando maggiori informazioni, si scopre che Edwards non aveva affatto intenzione di produrre un sequel, ma un film a sé stante, che solo successivamente per questioni di marketing (il successo del primo capitolo non fu indifferente) dovette modificare la già pronta sceneggiatura, aggiungendovi il travolgente ispettore come protagonista.

Chissà che non sia stato proprio ciò, a far sì che questo secondo capitolo sia valido come, o quasi, il primo.

 

Forse il motivo sopracitato, giustifica il motivo per cui Edwards non sia stato costretto a ricreare una pallida imitazione del primo successo, ma un nuovo film che anche se immaginato assente dall'ispettore Clouseau, sarebbe stato lo stesso godibilissimo. L'aggiunta di Peter Sellers, quale protagonista principale, decretò l'immortalità al suo goffo personaggio, estremamente divertente e favorito dalla sorte, che assieme a comprimari irresistibili ha catturato generazioni di spettatori, i quali sarebbero tornati nuovamente nei successivi sei film: il tuttofare Cato e il nevrotico commissario Dreyfus. Essi sono la vera punta di diamante di tutta la pellicola, attori che fanno sganasciare solamente attraverso movenze o espressività; per non parlare poi dei dialoghi scritti da Edwards assieme a Blatty: capaci di creare delle vere e proprie assurde situazioni enormemente divertenti (tipo l'impossibilità nell'impostare una precisa ora).

Un grosso merito va anche a Peter Sellers, che nel suo dar vita ad un antitesi di Sherlock Holmes crea sequenze da antologia indimenticabili: tipo i molteplici travestimenti o il ritenere innocente una sospettata solo perchè bellissima, o maldestre azioni e parole che confluiscono tutte in esilaranti gag da vedere e rivedere.

 

Ma non sono solo sceneggiatura e recitazione i due lati positivi di quest'opera: l'inizio che lasciava presupporre tutto come il più classico e convenzionale dei gialli, non risulterà poi così prevedibile una volta giunti alle ultime scene di questo sorprendente lungometraggio, dimostrando che Edwards non si accontenta di canzonare e schernire il genere ma di stravolgerlo letteralmente.

D'altro canto la regia del noto statunitense è perfetta: capace di far susseguire un insieme di invenzioni visive e un consapevole movimento di camera, asciutto e preciso che pochi altri erano in grado di fare.

Più le scenografie, funzionali, e per niente secondarie, non solo sfondi, ma vere e proprie protagoniste di stacchi comici. Unico lato negativo è forse la scelta del finale, sbrigativo, quasi inconcluso, che termina forzatamente dopo un colpo di scena su cui forse era preferibile puntare di più.

 

Nonostante il finale sia meno costruito rispetto al precedente, ha dalla sua una maggiore verve comica e un ritmo più frizzante, che fanno di questo secondo capitolo, il degno successore delle appena iniziate avventure dell'ispettore più amato nella storia del cinema.

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