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Piccole scosse

Regia di Aleksandra Gowin, Ireneusz Grzyb vedi scheda film

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La recensione su Piccole scosse

di maurri 63
8 stelle

 

“E' più facile mentire se tu stessa ci credi”

 

Il film che non t'aspetti: sin dallo strepitoso inizio, “Piccole scosse” traina l'ignaro spettatore in un universo surreale e al tempo stesso tragico ponendo le basi per un racconto che fa macchia nel panorama polacco odierno e non solo. L'avvio, in cadenze bergmaniane, mostra un uomo che parla della fine della sua compagna, mentre, grazie ad uno zoom inverso, la macchina da presa scopre due ragazze che spogliano l'appartamento. Sono Asia (che leziosamente si fa chiamare Precious) e Kasia, specializzate in recupero oggetti inservibili: mobili, libri, oggetti appartenuti a defunti, giovani e vecchi, di cui gli eredi non saprebbero cosa fare. Le giovani, invece, piazzano tutto efficacemente al mercato. Al singolare duo si aggiunge più tardi Piotr, operaio addetto alle scatole – mai metafora fu più evidente - separatosi dalla moglie Basia, che verrà poi licenziato dalla fabbrica per la quale lavora. Strana (e stramba) commedia abitata da tre personaggi in primo piano che, insieme ad altri ritratti sullo sfondo, dicono sulla Polonia più di quanto lo spettatore comune non immagini, attraverso aneddoti, storielle e racconti minimi. Nonostante una cinepresa eccessivamente traballante, i due registi, la coppia Aleksandra Gowin (anche montatrice) e Ireneusz Gryb (che ha scritto la storia e la sceneggiatura), sanno dirigere bene gli attori, impostano dialoghi arguti e divertono molto con intelligenza come nello straordinario pranzo in casa dei genitori di Kasia, durante il quale Piotr per giustificare il malessere che si verifica in Asia quando qualcuno prova a toccarla, riesce addirittura a parlare con la madre e il padre della giovane dell'ipotesi che la ragazza sia stata abusata da piccolina senza che gli stessi ne provino imbarazzo o terrore.

 

Helena Sujecka, Agnieszka Pawelkiewicz

Piccole scosse (2014): Helena Sujecka, Agnieszka Pawelkiewicz

 

Garbata celebrazione dell'amicizia attraverso nutrite immagini estive e sorprendenti squarci onirici come le fotografie che l'ex moglie di Piotr lascia alla madre di costui e che prendono improvvisamente vita attraverso la tecnica dello stop animation, “Piccole scosse” è un film tenero ed irresistibile che cattura poco a poco lo spettatore trainandolo in una quieta dimensione del non essere. La sua straordinaria levità permette di ricreare un'orgia solo attraverso i corpi che si muovono, senza mai toccarsi: Kasia è innamorata di Asia ma costei non si lascia toccare da nessuno e tuttavia Asia è attratta da Piotr che sta cercando di dimenticare Basia e allora perché non simulare le possibili realtà amorose attraverso l'immaginazione ? Non sarà mai possibile definirlo errore: questo è invece quello che accade a chi ci prova davvero, come succede a Kasia che per dimenticare l'impossibile Asia si lascia trascinare tra le braccia di una ragazza conosciuta la sera stessa. Ma il suo incredibile e commovente pianto liberatorio per le strade di Lodz restituisce alla donna l'animo della giovane ancora in cerca di sé e capace di reinventarsi perché domani tutto può cambiare. Meglio, se a fianco hai un cane a tre zampe. Nel continuo surreale protrarsi di una vicenda che vedrà sconfitta l'inevitabile attrazione di Piotr per Asia, c'è tempo persino per un funerale dell'amata autovettura con cui le giovani vanno in giro a prelevare oggetti dalle case dei proprietari defunti: una meravigliosa, perché unica, Opel Ascona degli anni '70, capricciosa almeno quanto le guidatrici.

scena

Piccole scosse (2014): scena

I tre interpreti (Helena Sujecka, Agnieszka Pawelkiewicz, Szymon Czacki) assecondano bene l'ansia giovanile di esprimersi anche attraverso la noia e non stancano mai con le loro continue domande sulla vita., favorendo l'identificazione del pubblico con personaggi vivi e pulsanti energia.

Szymon Czacki, Helena Sujecka, Agnieszka Pawelkiewicz

Piccole scosse (2014): Szymon Czacki, Helena Sujecka, Agnieszka Pawelkiewicz

Non inganni la breve durata: profonda almeno quanto soave, l'opera si pone nella sofisticata ricerca del genere “commedia” pur utilizzando lo stile “dogma” L'intuizione dell'utilizzo del formato 1:1 permette di catturare immediatamente l'attenzione dello spettatore, facendo di “Male stluczki” - presentato in anteprima mondiale al Festival di Rotterdam 2014, nella sezione Bright Future e appena apparso al recente Festival del Cinema di Napoli- un invisibile gioiello che andrebbe visto su larga scala, tanta è la delizia di citazioni e aneddoti. Soprattutto, per quel finale struggente che ti prende e non ti abbandona più perché, come ci racconta Kasia “sembra che facciamo ciò che vogliamo ma in realtà facciamo ciò che il cervello vuole farci fare. E' così sempre, anche quando c'innamoriamo”. Imperdibile.

 

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