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Cattedrali della Cultura

Regia di Wim Wenders, Michael Glawogger, Michael Madsen (II), Robert Redford, Margreth Olin, Karim Ainouz vedi scheda film

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La recensione su Cattedrali della Cultura

di barabbovich
8 stelle

Dopo Pina, Wim Wenders ritorna sulle possibilità offerte dal 3D con l'idea di un film che abbia come oggetto proprio gli spazi che ne valorizzano le potenzialità tecniche. Ancora una volta l'ex enfant prodige del nuovo cinema tedesco porta sul grande schermo l'ennesima variazione sul tema dello sguardo con un doppio documentario composto da due trittici affidati a sei registi diversi e imperniati sulle cattedrali della cultura.
Nel primo dei due trittici è lo stesso Wenders a fare gli onori di casa con l'episodio di apertura, dedicato alla Filarmonica di Berlino, architettura futuristica costruita all'inizio degli anni '60 proprio mentre a due passi da lì veniva eretto, nel 1961, il muro di Berlino. L'idea che sta alla base del progetto di Hans Scharoun, l'architetto eccentrico e utopista che la realizzò senza vederla finita, era quella di enfatizzare la pluralità di prospettive come metafora di una società aperta.
Il secondo quadro, diretto da Michael Madsen (attore americano che abbiamo visto recitare in Sin City e nei due episodi di Kill Bill), è anche quello più toccante. Si tratta dell'impressionante ritratto della casa circondariale di Halden, in Norvegia, indicata dalla rivista Time come la prigione più umana del mondo, senza grate alle finestre e con ambienti tutt'altro che sgradevoli alla vista.
L'ultimo episodio, diretto dall'algerino-brasiliano Karim Aïnouz, fornisce una ricostruzione di quel gigante architettonico che è il Centro Pompidou, progettato dal nostro Renzo Piano e da Richard Rogers e costruito negli anni '70 nel bel mezzo di Parigi, spazio titanico nel quale trovano alloggio sale cinematografiche, biblioteche, spazi espositivi e teatrali, il tutto in una cornice da industriale senza facciata.
All'idea originalissima voluta da Sky Arte HD si aggiunge quella di una voce fuori campo (affidata, nella versione italiana, ad Alessio Boni) che fa parlare gli edifici stessi, raccontandone mirabilmente l'essenza in una miscela narrativa che coniuga riflessione architettonica, urbanistica e sociologica.

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