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Liberaci dal male

Regia di Scott Derrickson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Liberaci dal male

di amandagriss
4 stelle

 

È straniante e al tempo stesso sinistramente inquietante ascoltare (probabilmente per la prima volta) la musica dei Doors in un film horror. Ma quale il trait d’union tra la band di Jim Morrison e l’ultima fatica di Scott Derrickson?

In verità è un filo fragile. Un inerte appiglio.

Diremmo un semplice capriccio da intellettuale o una citazione colta, oppure l’omaggio di un inossidabile fedelissimo devoto fan, visto che le porte a cui faceva riferimento il Re Lucertola sono quelle della percezione, in grado di scindere il noto dall’ignoto, le cose che si conoscono, si vedono, si ascoltano, si toccano con mano, da quelle che non si conoscono, che i nostri occhi non vedono, le nostre orecchie non avvertono, il nostro tatto non afferra.

Quello che non percepiamo/recepiamo, insomma, non lo consideriamo (fisicamente) reale.

E il film aggiunge: sono quelle porte che fungono da invisibile barriera divisoria tra il Male secondario, ovvero l’orrore del nostro quotidiano che mai s’arresta, di media o grave entità, e il Male primario, l’orrore metafisico nella sua forma più pura e misteriosa, dai connotati straordinari, che deforma, devasta, annienta tutto ciò con cui viene in contatto.

Molti esseri umani posseggono il dono (o la maledizione) di fungere da porta, così da mettere in comunicazione la realtà terrena con quella ultraterrena. Sono un varco attraverso cui il Male primario può giungere nella nostra dimensione, scaraventarvisi dentro a capofitto, per espandersi successivamente a macchia d’olio.

E infettare l’umanità intera. Reclutando persone.

Muovendosi a cerchi concentrici e risucchiare nella sua spirale distruttiva tutti coloro che incontra, dalla vittima n°0 a quelli più prossimi, ai parenti, amici, conoscenti, etc …

… e che l’effetto domino abbia inizio.

L’ostacolo principe è la porta-uomo da scardinare, per assicurarsi il pieno e libero accesso ad un lauto banchetto sulla tavola imbandita di un’umanità ogni giorno di più alla deriva.

Operazione in fin dei conti facile da condurre.

Basta una leggera pressione per spalancare quegli armadi in cui giacciono gli scheletri che tutti nascondiamo (o crediamo di nascondere) per bene, far leva sul senso di colpa che ognuno cova nel profondo, giocare con quelle ombre che offuscano il proprio quotidiano vissuto.

Un momento di debolezza e zac! si è schiavi di un male, un padrone peggiore.

 

Eric Bana

Liberaci dal male (2014): Eric Bana

 

Il nostro portale umano è un poliziotto della squadra speciale dall’ottimo fiuto, ribattezzato scherzosamente dai suoi colleghi ‘radar’ --ma noi preferiamo chiamarlo 5° senso e mezzo (alla maniera dylandoghiana, che ci piace di più)-- grazie al quale individua con successo crimini e delinquenti nello squallido e costantemente piovoso distretto del Bronx.

Come il ferro con una calamita, finirà per scontrarsi muso a muso con un emissario del demonio proveniente nientepopodimenoche da quel complesso di grotte e labirintici tunnel scavati nel sottosuolo sabbioso dell’Iraq.

Lì una creatura maligna è stata incubata in un soldato yankee attraverso la rivelazione di una formula evocatrice di Satana ed esportata allo stato embrionale in terra d’America, dove in seguito poter esplodere e sguazzare giocosa fra milioni di anime perse.

 

Olivia Horton

Liberaci dal male (2014): Olivia Horton

 

Scott Derrickson reduce (in qualità di sceneggiatore) dal flop colossale di Devil’s knot sforna un nuovo, purtroppo infelice, lavoro, di cui si apprezza l’abilità tecnica e di ripresa e quel tentativo (sulla carta) ambizioso di far convivere su larga scala l’ordinaria quotidianità e le sue ‘normali’ aberrazioni con l’orrore imponderabile che la mente umana fatica/faticherebbe a concepire.

Ma nei fatti, non sortisce l’effetto sperato.

Il film, che prende il via come un buon thriller poliziesco (a sfondo soprannaturale, perché no), facendoci sperare per il meglio, finisce invece nel più banale e classico dei modi, attorcigliandosi su se stesso e rimanendo imbrigliato nel classico risaputo concitato duello -a lieto fine- tra esorcista e posseduto. Momento condotto con mestiere sicuramente (l’ambiente freddo e coatto, le luci intermittenti, una buona dose di gore), eppure così sopra le righe, esageratamente serioso ma spoglio di sacrale solennità, oltretutto incapace di toccare le giuste corde di una reale palpabile tensione, suscitare un moto di terrore, far tremare e turbare nel profondo, da scatenare inevitabilmente solo involontaria allibita ilarità.

Gli effetti del reclutamento in stile ‘ultracorpi’ o ‘tocco del male’ così tanto sbandierati, non li vedremo mai.

L’infezione satanica è circoscritta ai pochi malcapitati, quelle povere sfortunate intime conoscenze dell’ospite alfa.

Più che un’epidemia, un banale raffreddore.

 

E fallisce miseramente pure l’impianto formale/concettuale -da apocalisse metropolitana- che tanto deve al magistrale inarrivabile, a misura d’uomo, Se7en, di cui il film di Derrickson non possiede il carattere, la lucida metodica spietata cattiveria, la schiacciante claustrofobia, l’angoscia che non lascia scampo, il senso di tragedia annunciata che pervade l’intera pellicola.

Come a voler suggerire --segnando un clamoroso autogol-- che son 1000 volte peggiori le azioni compiute dall’umanità stessa -il Male secondario- che quelle ad opera di astratte entità maligne nude crude e crudeli -il cosiddetto Male primario- che non appartengono a questo mondo.

 

Sean Harris

Liberaci dal male (2014): Sean Harris

 

Va però riconosciuto al genere horror e al comunque stimato regista de L’esorcismo di Emily Rose la capacità di comprendere in profondità la nostra contemporaneità e di far propri i suoi aspetti più atroci e laceranti.

E così, allora, in tale contesto appare lecito che il PTSD -disturbo post traumatico da stress-, sviluppato da un qualunque reduce di guerra (nello specifico, la guerra del golfo), nasca come conseguenza dell’incontro con una forza maligna proveniente dagli abissi infuocati della terra.

Basta un esorcismo e il male che si annida dentro sparisce.

Come lo zucchero per mandar giù la famosa pillola.

Sarebbe sicuramente più facile da accettare.

E così tanto riconciliante.

 

 

 

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