Regia di James Marsh vedi scheda film
32 TFF – FESTA MOBILE
I biopic, spesso ottimamente recitati e inappuntabili stilisticamente e tecnicamente, sono il genere cinematografico che puntualmente fa accendere il bottone dell'esaltazione ai membri dell'Academy nell'assegnazione dei premi Oscar al film o agli attori.
Questo film inappuntabile e formalmente inattaccabile è destinato probabilmente a suscitare gli stessi clamori e le stesse sensazioni. In realtà che Eddie <redmayne fosse un ottimo sensibile attore lo sapevamo già dai tempi di altre produzioni laccate come Marylin (altro biopic corteggiatissimo agli Oscar), Les Miserables e Saving Grace. Tutti film sontuosi e perfettini a cui si unisce questo corretto film sulla straordinaria quanto drammatica e sfortunata esistenza del fisico, matematico, cosmologo ed astrofisico più famoso ed importante dell '900 dopo Einstein.
Il film ne ripercorre con impeccabile dettaglio i primi promettenti successi universitari che cominciano ad alternarsi alle problematiche fisiche dell'individuo, che si scoprirà affetto da una devastante distrofia muscolare degenerativa a causa della quale i medici, a partire dagli anno Sessanta, gli diagnosticarono e predissero, fortunatamente sbagliando nelle date, ma non negli effetti devastanti della malattia, solo un paio di anni di vita.
Una vita spesa a lottare per la formulazione delle sue complesse e rivoluzionarie teorie sull'esistenza dei buchi neri e sulla mancanza di limiti dell'intero Universo, anche grazie agli sforzi e alla tenacia di una moglie devota e combattuta che fu la ragione principale della riuscita e sopravvivenza del genio nei primi straordinari decenni delle sue intuizioni e scoperte.
Il problema del film, e dei biopic quasi nella loro totalità, è la narrazione schematica e tradizionale che uccide ed annienta un personaggio costretto a confrontarsi con la melodrammaticità spiccia che tanto piace alla Hollywood più tradizionalista, che è poi quella che conta per ottenere i tanto ambiti premi.
La vicenda che tutti almeno in parte conosciamo si risolve in una altalena di avvenimento tra successi e dramma che finisce anche un po' per edulcorare e dunque svilire un personaggio decisamente più complesso di quanto può apparire in questa pedissequa melensa trasposizione, propria di un film che punta solo sull'emotività epidermica come un banale fumettone televisivo ottimamente ricostruito e certo anche ben nterpretato. Ma ogni guizzo latita, ogni originalità e sfaccettatura che il personaggio certo meritava sono distanti anni luce come buchi neri, appunto.
Certo ci sarebbe voluto, - sognare fino ad oggi non costa nulla - un genio alla Derek Jarman per ripetere il caso unico, o quasi, di una cinebiografia arguta ed irriverente come quella del suo altrettanto geniale e stravagante Wittgestein.
Ma in questo caso il film non sarebbe stato appannaggio di una major come in questo caso, e sarebbe rimasto nel cuore di pochi cinefili e non in quello di un' Academy sempre più prevedibile e avvolta nella naftalina per non ammuffire.
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