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Lucy

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lucy

di ethan
4 stelle

'Lucy' è la quindicesima 'fatica' (escludendo i documentari) di Luc Besson dietro la mdp, il cui ipercinetismo partorisce un delirio visivo che sconfina più di una volta nel grossolano: l'autore francese, partendo da un intreccio piuttosto classico da action movie, che ha come protagonista Lucy (Scarlett Johansson un po' imbambolata, non certo all'altezza di altre eroine bessoniane quali Anne Parillaud di 'Nikita' o l'allora bambina prodigio Natalie Portman di 'Leon'), una studentessa americana a Taiwan che rimane invischiata in qualcosa di più grande di lei, ovvero nel traffico di una droga sintetica, il CPH4, che aumenta la capacità di utilizzo del cervello, vira verso il pamphlet con ambizioni scientifico-filosofiche - grazie alla (ingombrante) presenza di Morgan Freeman, ingabbiato nello stantio personaggio del 'professorone' che dispensa teorie sull'uso delle facoltà mentali - non riuscendo più a controllare gli impegnativi sottotesti.

Ne sortisce così un ibrido con scene da film d'azione pura, con sparatorie e inseguimenti d'auto, corroborati da robuste dosi di violenza in certi frangenti fumettistica, già viste e straviste in tanti altri suoi film, ma girate non con la consueta bravura che caratterizza Besson anche nei suoi film meno riusciti ma in maniera confusa, con alcune cadute di tono al limite del ridicolo - la scena con Lucy e i gangster che non riescono a muoversi a causa dei suoi 'poteri' nella parte finale ambientata in Francia - e altre che, anche mettendo in atto il principio della sospensione dell'incredulità, necessario trattandosi di un film con elementi da Science Fiction, sono troppo inverosimili, come quando la stessa Lucy si aggira per l'ospedale a Taiwan con un'arma di grosse dimensioni ben visibile in mano e riesce ad entrare in sala operatoria come se niente fosse, per giungere al rutilante finale, dove tra salti spazio-temporali, citazioni 'alte', che vanno da '2001: Odissea nello spazio' di Kubrick, con Lucy che sostituisce il monolito nero e la scimmia (sua omonima) nella stessa posizione di Moonwatch del capolavoro kubrickiano, fino ad arrivare alle loro dita che si toccano come nella 'Creazione' di Michelangelo, si arriva allo spiegone 'metafisico' che ''Il tempo è l'unità'' (bella scoperta...) e che la 'nostra' eroina si è trasformata, a  seguito di un processo irreversibile, causato dall'incremento dell'utilizzo delle facoltà cerebrali indotte dal CPH4, in una chiavetta USB ed è ovunque!

Funzionale il montaggio adrenalinico di Julien Rey e bella la patinata fotografia di Thierry Arbogast ma per i contenuti trattati, meglio puntare su altri registi, come il citato Kubrick oppure Tarkovskij o Malick.

Voto: 5.

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