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Lucy

Regia di Luc Besson vedi scheda film

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La recensione su Lucy

di Kurtisonic
6 stelle

Scarlett Johansson

Lucy (2014): Scarlett Johansson

Cercare di ridefinirsi all'interno dello stesso genere non è cosa facile, specialmente per un europeo che si misura con l'action movie, terreno di pertinenza oltre oceanico sempre pronto a sommergere il pianeta di effetti speciali, trucchi stupefacenti, azioni mirabolanti che non fanno che far tirare il fiato fino alla fine, quando lo spettatore se non e' proprio appassionato, qualche legittima domanda su come occupare il proprio tempo se la pone. Besson conserva il suo consueto status ideale, un'eroina femmina più o meno consapevole riaggiusta i mali del pianeta guastato da maschi trogloditi e spietati, questa volta però attingendo marcatamente a segnature cinematografiche di altri lidi, dalla più tradizionale visione americana di genere alla rappresentazione orientale moderna. Lucy, interpretata da una bamboleggiante Scarlett Johansson, studia per noia a Taipei dove viene coinvolta in un traffico riguardante una nuova e potente droga della quale si troverà ad essere il corriere speciale. L'effetto che la droga inserita chirurgicamente nell’addome sortirà dentro di lei sarà legato allo sviluppo delle sue potenzialità cerebrali. La parte iniziale si rivela promettente nel non definire troppo esattamente le dinamiche narrative e il suo misterioso sviluppo. Il film si presenta con un presupposto molto intrigante e ambirebbe ad approfondimenti e a stimolare la curiosità del pubblico. Il corpo, la sua modificazione, la lacerazione interna ed esteriore condita da una violenza senza attenuanti che deve tenere sotto traccia sentimenti e pulsioni fanno parte di quel cinema d'oriente ormai ex novo che ha trovato tanti estimatori, Besson sembra fare quasi il verso all'Od boy originale di Park Chan wook, calando nel ruolo del capo dei trafficanti proprio il protagonista di quel film. Purtroppo il regista non tiene a bada la sua idea di fondo, e la cosiddetta eroina si ritrova trasformata e in balia dei suoi superpoteri in un amen, scoprendo così il gioco. Il racconto viene intervallato con sequenze pseudo scientifiche che spiegherebbero razionalmente cosa avviene quando il cervello acuisce a dismisura le sue possibilità, e uno studioso interpretato dal monocorde Morgan Freeman farà il resto. Eppure il film riesce a far affiorare un sotto testo meno banale di quanto sembri, la dimensione onnipotente in crescita della protagonista in realtà attenua gli effetti della sua azione più scontata e spettacolare, mentre quella nuova percezione del mondo e delle cose che discutibilmente Besson permette grazie all’espandersi della droga ma anche perché invita ad una maggiore attenzione, ad un distacco del conformismo, proietta la protagonista alla ricerca della conoscenza e alle sue abnormi possibilità che sono celate nella memoria dell'uomo, danno al testo un profilo meno superficiale, evocando scenari interiori e fantasiosi piuttosto creativi. Sangue, sparatorie, inseguimenti automobilistici, effetti scenici e mistico tecnologici non mancano per l'intrattenimento più facile, ma il risultato finale non somiglia fino in fondo al classico sci fi d’azione.

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