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Solaris

Regia di Andrej Tarkovskij vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Solaris

di hallorann
10 stelle

Durante i lunghi anni della guerra fredda le contrapposizioni tra Usa e Urss erano oltre che ideologiche, politiche e militari anche tecnologiche. Dunque persino in campo cinematografico c’era una certa rivalità tra le due superpotenze, minima certamente, essendo tematicamente e stilisticamente molto lontane tra loro e considerato il fatto che molti cineasti non si prestavano a certe strumentalizzazioni. Eppure quando nel ’72 A.Tarkovskij girò il fantascientifico SOLARIS si parlò di risposta sovietica a l’americano 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO, capolavoro di S.Kubrick uscito quattro anni prima . Bisogna dire che entrambi i registi, schivi e riservati, fecero due film assolutamente antitetici e con nessuna connotazione politica evidente. 2001 ODISSEA NELLO SPAZIO è un’opera visionaria sui tre stadi del progresso umano, l’osso scagliato in aria dai primitivi che si trasforma in un’astronave diretta verso la luna, dallo stadio primitivo a quello umano poi tecnologico e psichedelico fino al superuomo cosmico. Una summa del cinema che rimarrà nei secoli quella di Kubrick, dall’altra parte del mondo Tarkovskij è la punta di diamante dello stagnante cinema sovietico, non mancano i talenti e le opere di prestigio (considerando anche il glorioso passato dell’avanguardia di Vertov, Ejzenstejn e Pudovkin), ma sembrano limitati dalla censura di regime. Con SOLARIS Tarkovskij aggira gli ostacoli censori con un cinema astratto e poetico usufruendo dei potenti mezzi della cinematografia moscovita. Rovescia il punto di vista kubrickiano di 2001 cioè l’analisi del cosmo e dell’universo in relazione con l’uomo, T. con la storia di Chris, uno psicologo incaricato di raggiungere una stazione orbitante attorno al pianeta Solaris circondato da un oceano pensante, si pone delle domande sull’uomo e la memoria, sulla coscienza e il subconscio, sul rapporto tra uomo e natura e lo fa alla sua maniera disseminando il film di simbolismi, allegorie, enigmi, immagini magnifiche e indelebili filtrate attraverso il suo singolare linguaggio cinematografico che lo ha sempre distinto da tutti gli altri registi. SOLARIS si apre con un lungo prologo ambientato in una casa di campagna dove Chris trascorre le ore antecedenti la partenza per il pianeta con il padre, riceve la visita di Berton uno scienziato esperto in voli spaziali che anni prima aveva sorvolato Solaris filmandolo, insieme a Chris vedono il filmato dell’epoca e il relativo interrogatorio da parte di una commissione civile e militare in cui racconta tutto ciò che di strabiliante aveva visto ma non viene creduto da tutti i componenti. Non ricevendo più segnali dagli ultimi tre scienziati rimasti nella stazione spaziale: l’astrobiologo Sartorius, il cibernetico Snaut e il fisiologo Ghibarian, Chris che ritiene allucinazioni quelle viste da Berton ha l’incarico di interrompere le ricerche e di togliere dall’orbita la stazione. Giunto sul luogo scopre che uno dei tre scienziati si è suicidato e gli altri due sembrano essere disturbati psichicamente. Chris inoltre constata la tesi di Berton: l’atmosfera della stazione permette la materializzazione degli esseri umani morti da tempo (essi muoiono e rinascono senza memoria), così egli rincontra la moglie uccisasi dieci anni prima, ne viene assorbito, si ammala e durante il delirio entra in contatto con la madre, il ritorno sulla terra non sarà per niente rassicurante. Tutto il film è percorso da temi quali idealismo e pragmatismo, fede e scienza, da una visione psicanalitica: la stazione come inconscio, l’oceano come cervello pensante che gioca brutti scherzi agli ospiti del suo pianeta; ma anche da elementi naturali come l’acqua, le nubi, i vortici e da tutti gli stati della materia dal liquido al gassoso. Tarkovskij riprende quanto descritto in maniera mirabile e pittorica quasi indescrivibile, alterna il colore al bianco e nero, la sua proverbiale lentezza viene contrappuntata da un costante stato di gravità reso ancora più efficace dai volti dei protagonisti, dall’inquietante tappeto sonoro di sottofondo e dal “Preludio corale” di J.S.Bach. In realtà i film di questo cineasta russo non sono facilmente analizzabili, sono come certi quadri che ci catturano e ci impressionano, ma non possiamo pretendere di capirli fino in fondo.

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