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Beloved Sisters

Regia di Dominik Graf vedi scheda film

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La recensione su Beloved Sisters

di OGM
8 stelle

Chissà come sono andate davvero le cose. Su un romantico e tormentato amore a tre si può fantasticare all’infinito, divertendosi a mescolare i costumi dell’aristocrazia settecentesca con il brivido della trasgressione vestita di poesia cortese. Si può cercare di rivivere, con l’immaginazione, il gusto dell’intrigo che serve a scavare un canale alle emozioni profonde ed insolite, involute e confuse, e, in quanto tali, riservate a pochi sensibilissimi eletti. E si può fare in modo che quella visione diventi un film che parla un linguaggio antico, forbito, letterariamente ambizioso, e ci costringe a partecipare, soprattutto con la mente, alla straniante complessità di quella passione così indefinibile. Dominik Graf affronta l’impresa armato di un ardimentoso slancio romanzesco, che si oppone strenuamente alla retorica banalità in cui l’esaltazione del proibito rischierebbe naturalmente di cadere. La relazione che legò Friedrich Schiller alle sorelle Caroline von Beulwitz e Charlotte von Lengefeld è una storia di cui si sono perse quasi tutte le testimonianze scritte –  probabilmente bruciate da una delle due donne poco prima della sua morte – ma che si può ricostruire, sulla base di un frammento di lettera sopravvissuto alla distruzione delle carte. In quel foglio si fa cenno ad una notte fatale, a cui si allude in maniera criptica ed ambigua, come per nascondere la verità agli occhi indiscreti, e come per sfumarne i contorni a chi è in grado di leggere oltre la concisa realtà del fatto. Quelle righe aprono la prospettiva su un panorama sentimentale in cui nulla è distinto, perché il trasporto affettivo è costantemente venato dall’incrinatura del dubbio: il dilemma non è però mai di carattere morale, perché la differenza più difficile da cogliere non è tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, bensì tra ciò che si può capire e dominare, e ciò che eternamente sfugge al controllo dei sensi. La prolissità della narrazione è l’affannoso respiro di una ricerca che punta in mille direzioni, che non smette di guardarsi intorno in attesa di scoprire un altro limite da superare.  Questo non è che il minuzioso racconto – necessariamente disomogeneo e frammentario – di un esperimento in cui i  protagonisti continuano a provare nuovi modi di essere diversi per essere se stessi: individui inquieti in un’epoca – quella dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese -  in cui l’umanità inizia a prendere coscienza della propria autonomia di scelta, e del conseguente abisso di indecisione che le si  spalanca sotto i piedi. La conquista della libertà è vissuta con un’infantile curiosità, mista a paura, e conosce, negli eccessi sanguinari del Terrore, proprio il radicalismo tipico delle ribellioni immature, dei no capricciosi che non ammettono compromessi né ripensamenti. Sullo sfondo di questa ottusità assurta ad ideologia, il grande poeta e le sue giovani amanti ci sanno restituire la versione prudente, intima ed ingenua della voglia di cambiare il mondo: è un andare a tentoni in cui la cultura tradizionale fa da raffinato intralcio, costringendo l’entusiasmo a piegarsi, a deviare, avvolgendosi ai sofisticati labirinti del pensiero erudito. Die geliebten Schwestern ci offre un ritratto storico e sociale che rifugge le considerazione generali, sugli umori e i destini dei popoli, per immettersi nelle viscere di corpi impegnati a plasmare la propria anima: un atto creativo che trasforma i desideri in idee, ed il piacere in arte.

 

Questo film ha rappresentato la Germania agli Academy Awards 2015.

 

Hannah Herzsprung, Florian Stetter, Henriette Confurius

Beloved Sisters (2014): Hannah Herzsprung, Florian Stetter, Henriette Confurius

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