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Blackhat

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Blackhat

di dareiusee8vtec
stelle

Una reattore di una base cinese esplode, la causa sembra essere un attacco terroristico sui sistemi informatici e quindi da parte di un esperto hacker. I servizi speciali americani sono convinti che questo sconosciuto hacker abbia dei piani terroristici che vanno ben oltre la precedente catastrofe, decideranno quindi di farsi aiutare dal detenuto Nicholas Hathaway (C. Hemsworth) perchè lui sembra essere l'unico hacker in grado di rintracciare il pericoloso criminale.
Michael Mann, dopo "Public Enemies" (2009), si cimenta nel mondo del cyber-crimine producendo, scrivendo e dirigendo questo "Blackhat" e girando per la prima volta interamente con telecamere digitali.
Nei 133 minuti di "Blackhat" Mann dirige una prima parte all'insegna dell'investigazione "virtuale" (tramite dei software informatici) e una seconda parte dedicata quasi totalmente ad una "fisica" caccia all'uomo. Nel primo tempo il regista, che indubbiamente ha un suo virtuosismo personale piazzando inquadrature nei posti più atipici (come all'interno di tastiere per computer) e muovendo le telecamere in maniera altrettando insolita (come la rissa nel bar, girata totalmente con movimento di camera tremolante), sembra così ossessionato dall'attuale mondo della tecnologia informatica che conduce più di 60 minuti in ripetitive indagini al computer con inquadrature sui dati criptati in decodifica mentre la sceneggiatura scorre con sorprendente banalità. Mann, fossilizzandosi nel mostrare di continuo le inumerevoli nozioni e azioni informatiche degli esperti sembra divertirsi a spaesare lo spettatore quasi per spaventarlo con le pericolose e per molti "poco comprensibili" possibilità che la tecnologia può avere nelle mani dei programmatori ma lo fà in eccesso, lasciando volutamente "astratte" le descrizioni dei personaggi e che il sottointreccio thriller si sciogliesse da sè senza l'interazione dei personaggi. Nella seconda parte invece il regista si dedica alla caccia all'uomo e quindi all'azione con scontri e violente sparatorie ripresa sempre da stravaganti prospettive. Questo poteva andare bene, soprattutto grazie all'ottima fotografia di Stuart Dryburgh che accende alcuni colori spegnendone altri, ma l'autore eccede nella ricerca di un certo iperrealismo cinetico finendo per staticizzare i personaggi durante l'azione e come se non bastasse tutta la spettacolarità e la tragicità degli eventi si perdono con la "freddezza" delle immagini iperdigitali. Inutile poi commentare lo scialbo personaggio del "villain" poichè tutti i personaggi sfuggono ad una sufficiente descrizione di loro stessi. Blackhat sembra dunque un film sperimentale, non è privo di elementi interessanti (la sequenza finale è buona, con la parata dei manifestanti che prosegue nonostante i violenti e strani metodi che il protagonista utilizza per annientare i criminali) ma è incapace di coinvolgere ed intrattenere lo spettatore a causa dell'ossessione nel mostrare la "fredda" minaccia della nuova era virtuale. Siamo lontani anni luce dai cult Thief (Strade Violente, 1981), Heat (Heat-La sfida, 1995) ma anche dal più moderno Collateral (2004).

 

Voto: 5,5

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