Espandi menu
cerca
Hungry Hearts

Regia di Saverio Costanzo vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giancarlo visitilli

giancarlo visitilli

Iscritto dal 5 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 19
  • Post 2
  • Recensioni 452
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Hungry Hearts

di giancarlo visitilli
9 stelle

Sin dalla prima sequenza, l’incontro fra i due spiazza, incanta, disarma lo sguardo. Ci si catapulta, immediatamente, ancora una volta nella privacy (il regista è lo stesso autore dello straordinario Private 2004) di due persone, che si continuano a seguire, dalla loro primo incontro al loro claustrofobico desiderio di cibarsi della loro e dell’altrui libertà.

Finalmente il Cinema italiano! Quello che, quando non scimmiotta sempre e soltanto Gomorra e Romanzo criminale, riesce a caratterizzarsi per la sua grandezza, che non è soltanto sorrentiniana.

Presentato in Concorso alla 71ma Mostra del Cinema di Venezia, il bellissimo film di Saverio Costanzo, Hungry hearts, tratto dal romanzo “Il bambino indaco” (Einaudi) di Marco Franzoso è un altro tassello importante della cinematografia di un Paese che, almeno nell’ambito dell’Arte, mostra di saper andare al di la della crisi, politica, economica, sociale e anche culturale.  

Quella di Hungry hearts è una storia forte, interpretata da due eccellenti attori, Alba Rorhwacher, nelle vesti di una madre iperprotettiva, che crede nella possibilità di far crescere suo figlio lontano dal mondo animale, da quello dei nonni, compreso quello che, in genere, nutre e fa crescere gli uomini, insieme al suo compagno di vita Jude (straordinario Adam Driver), che ama, pur nella sua pazzia Mina, e fa di tutto per nutrire di amore e di altro suo figlio, non dimenticando il compito di far curare la sua compagna, per la salvezza di una famiglia, che si caratterizza per la claustrofobia dei luoghi e dei sentimenti, ridottisi sempre più all’essenziale.

Mediante una regia rigorosissima e sempre originale (fish-eye, grandangoli, prospettive distorte), che trapassa e tanti generi, senza dimenticare la bella colonna sonora (Nicola Piovani), fanno di quest’opera una bellissima sorpresa per il cinema italiano. Forse perché non scimmiotta i soliti noti registi italiani, famosi ad Hollywood.

Infatti, questo gioiello, fra non pochi che Saverio Costanzo ha regalato al suo pubblico, possiede la bellezza e l’universalità di una storia riscontrabile in ogni misero e nostrano quotidiano, a prescindere dalla latitudine dei luoghi e dalla longitudine delle situazioni.

Si tratta di un racconto esistenziale, che svela, man mano, rincarando sempre più la dose, tutto ciò che passa dal sentimentale all’angoscioso, senza evitare le ossessioni, capaci di rendere bulimici i due protagonisti della storia, in rapporto al loro cercarsi, pur non riconoscendone immediatamente i modi e i mezzi, lo spettatore.

In realtà, sarà proprio la privazione, la sottrazione e un desiderio che sfocia nell’anoressia a stabilire la stessa cifra stilistica di un grandissimo regista.

Quando si riguarda Hungry hearts, perché è un classico film che riscopri, riguardandolo più volte, è inevitabile pensare ad un altro film di Saverio Costanzo, La solitudine dei numeri primi (2010), in rapporto all’indagine dei sentimenti, della loro ambiguità che, il più delle volte, sconfinano nel cattivo nutrimento dell’amore, che può durare giorni o anni, ma rischia, sempre, di deprivare e prosciugare le esistenze, restituendo la povertà dello stare insieme, fra desiderio di annusarsi e cercare di guardarsi, l’un l’altro, senza avere davvero alcuna proiezione o esigenza di appartenersi, neanche in nome di un figlio, che piuttosto, può diventare il pretesto per riconoscersi vite a parte.

In tal senso, la fame d’amore che si sperimenta, attraverso la storia di Mina e Jude, si tramuta in un soffocante ed esigente desiderio di guardare, cercando di trarre il più possibile da tutto ciò che è occultato dalla vista, ora di lui e poi di lei. Noi si assiste, inermi e si ha la netta sensazione di trovarsi anche come spettatori a dire, con le stesse parole del film: “Loro vedono ma non capiscono cos’hanno davanti”.

Sebbene, gli spettatori, sappiano, che hanno dinanzi a loro un grandissimo film.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati