Regia di Jim Mickle vedi scheda film
Sebbene fosse probabilmente uscito in alcune sale italiane e fosse già stato trasmesso in tv, mi è stato possibile vedere "Cold in July" solo al 25° Noir in Festival di Courmayeur, in occasione del premio alla carriera conferito al giallista texano Joe R. Landsdale. Tratto dall'omonimo romanzo del famoso scrittore, la pellicola diretta da Jim Mickle è stata una piacevole sorpresa: un thriller avvincente, con un ritmo blando ma costante e una regia adatta al contesto, che riesce a conferire forza e godibilità a questa trasposizione cinematografica.
La storia è ricca di sorprese, ma mai ingarbugliata, come ci si aspetta da una grande penna, e conseguentemente il film non si perde in arzigogoli fini a se stessi che troppo spesso appestano il genere. Tra i temi trattati, il rapporto padre-figlio (la protettività di un padre, contro il successivo istinto omicida dell'altro), il senso di giustizia e le conseguenze psicologiche di un assassinio. Molto efficaci sono infatti i diversi punti di vista su quest'ultima faccenda: colui che l'ha commesso sente il peso della sua azione e le conseguenze che ne derivano; gli occhi esterni della comunità, americani pro self-defense, provano quasi un senso di orgoglio, di insana gioia, che travalica la semplice sottolineatura della necessità del gesto. Un gran finale sia per ambientazione, che per resa conclude un film molto diverso dai classici thriller machisti e giustizieri.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta