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‘71

Regia di Yann Demange vedi scheda film

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La recensione su ‘71

di sasso67
9 stelle

'71 è un film che, in molti sensi, non lascia scampo. Anche se tratta di eventi di circa 45 anni fa, è un film molto moderno, che entra quasi subito nel vivo dell'azione, ha pochissimi tempi morti e, a tratti, toglie letteralmente il fiato. In alcuni momenti il meccanismo narrativo ricorda l'horror, anche se non ci sono zombi o mostri, ma uomini spesso divisi dalla religione, da una storia assurda e da una geografia esilissima, ma anche da scelte personali che comportano tradimenti e sacrifici a discapito dell'etica e della coerenza, nonché della sicurezza personale.

La Belfast del 1971 è il teatro di questo film teso e tragico diretto da Yann Demange, che cede al romanzesco soltanto in un finale concitato, nel quale tutti i nodi vengono al pettine. Siamo nel periodo dei cosiddetti Troubles, durante i quali un soldato inglese di fresca nomina viene catapultato, insieme al proprio plotone, nella capitale dell'Ulster, a fare da supporto alle operazioni - ben poco garantiste, va detto -  della polizia di Sua Maestà Britannica. A prima vista, può sembrare uno sguardo su quella sanguinosa faida interreligiosa, preso da un'angolazione opposta rispetto a quella spesso mostrata al cinema degli ultimi anni, come Nel nome del padre (1993) o Bloody Sunday (2002). In realtà, '71 dà conto di una situazione ben più intricata, dove sul martoriato terreno di Belfast si scontrano nazionalisti (generalmente cattolici e repubblicani) e unionisti filobritannici (e quindi protestanti e monarchici), con in mezzo, ma raramente in veste neutrale, la polizia britannica e l'esercito. Ciascuna fazione è peraltro attraversata da sanguinose faide intestine, nonché infiltrata da doppiogiochisti dell'una e dell'altra parte in campo. Non mancano esponenti dei servizi segreti che operano in maniera del tutto clandestina nei ranghi dell'esercito inglese.

Demange gestisce assai bene questo groviglio di odi e di confusissimi progetti politici in un territorio ristretto come quello delle vie popolari di Belfast, raggiungendo vette che rimandano a capolavori del passato quali Il traditore (1935) di John Ford e Fuggiasco (1946) di Carol Reed, mantenendo sempre vivissima la tensione, anche grazie a una fotografia che fa buon uso delle ombre notturne e degli anfratti cittadini.

Un plauso convinto va fatto, secondo me, anche agli attori (e a chi li ha scelti), le cui facce sono talmente aderenti ai ruoli, e al tempo stesso anonime, da fornire più che credibilmente un tessuto della popolazione coinvolta nei Troubles. Tutti molto bravi, anche i bambini, che in questa Belfast danno l'impressione di voler quasi rinunciare alla loro infanzia, per catapultarsi negli scontri, spesso dotati di armi più grosse di loro.

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