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Whiplash

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Whiplash

di zombi
8 stelle

insomma non siamo tutti uguali. andrew vuole far parte dei grandi, se non è possibile essere IL GRANDE. non basta farsi scaraventare un piatto addosso e scampare una decapitazione per diventare un "charlie parker". c'è qualcosa, chiamiamolo "dono", che ti fa diventare parte della storia ricordata da tutti, per sempre. non sappiamo se andrew ce l'ha, lo intuiamo ma lo sfiancante allenamento a suonare e ad imparare a memoria gli spartiti, non lo mette automaticamente sulla strada del mito. andrew ha a che fare con un genitore scrittore che però insegna, una figura materna assente e mai conosciuta, dei parenti che non s'interessano minimamente ai suoi studi perchè non sono attività che sviluppano il corpo, non sviluppano niente se non una probabile futura disoccupazione, o a morire gonfi d'alcol e giovani se si desidera essere dei "charlie parker". ma ad andrew non interessa essere un mediocre e quindi si iscrive al migliore conservatorio di manhattan e si mette nelle grinfie di terence fletcher. si innamora della giovane cassiera del cinema d'essai dove abitualmente si reca col padre, ma pone fine alla nascente relazione perchè andrew messo alle strette da fletcher, vuole, deve diventare un grande della batteria. andrew si martirizza scientemente, vittima e complice di fletcher, dai metodi discutibili e con fini nobili per la creazione di un nuovo grande della musica. non si capisce dove finisca la frustrazione dell'uno per cominciare quella dell'altro. sono entrambi ben consapevoli di ciò che vogliono o almeno desidererebbero, e fanno di tutto per perseguirlo, giocando crudelmente senza tenere conto della forza mentale del più giovane e più debole. mi sono chiesto il perchè delle scelte per me estreme di andrew e anche se le condivido, comprendendole, io sono più come nicole che fa fatica a sapere che corso vuole seguire o come il padre che preferisce insegnare piuttosto che dannarsi l'anima nell'attività dello scrivere che lo condurrebbe con tutta probabilità a tristi delusioni. andrew no! andrew comprende che le delusioni lo devono solamente costringere a passare oltre. ed è quando intuiamo che il sadismo di fletcher non è fine a se stesso come il sadismo di tanti insegnanti cinematografici frustrati da una carriera mediocre, che sappiamo che dobbiamo stare dalla parte di andrew. troppo giovane per elaborare certe idee sociali, ma avanti di un gradino per immolare parte di se stesso all'arte di un virtuosismo forse unico. buona prova di miles teller e ottima presenza di j.k. simmons che ritrova l'aura sgradevole che lo ammanta dal vern schillinger di "oz".  

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