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Whiplash

Regia di Damien Chazelle vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Whiplash

di giovenosta
1 stelle

uno dei peggiori e mistificatori film sulla musica mai realizzati. la quasi totalità dei musicisti che conosco (parecchi) durante e al termine del film hanno avuto moti di disgusto e violenza...e il sottoscritto con loro. ;-) una furbetta e disonesta porcata.

WHIPLASH, O DELL'ACCADEMIA DEGLI ORRORI

In uno dei prossimi post di Soundcrack avrei voluto parlare della vera e propria raffigurazione della musica nella storia del cinema, cercando di evidenziare quelle opere che a mio giudizio risultano, a questo proposito, emblematiche e quelle che fanno un cattivo servizio a una delle arti più amate e, a quanto sembra, difficilmente rappresentabili nella loro realtà effettiva.
La recente visione di Whiplash, che uscirà in sala in Italia a febbraio e che sta raccogliendo un bel po' di nomination agli Oscar 2015, mi permette di anticipare alcuni aspetti della questione che mi stanno particolarmente a cuore e che riprenderò più in generale nel post specifico.

Attenzione: da questo momento, per chi non l'ha ancora visto, partono spoiler come se piovesse per uno dei film più sbagliati e mistificanti che abbia mai visto.
Vi si narra del trionfo della peggiore accademia, vi si descrive uno di quei posti dove si insegna (quasi) esclusivamente il linguaggio di un momento specifico e svincolato da tutto il resto della storia, della musica e del jazz: nello specifico il bop e derivati. Un posto dove (anche nella realtà, ahimè) si viviseziona il genere fino alla morbosità, facendolo diventare una cristallizzata arte museale, con l'aggravante che in questo caso ne vengono esaltate esclusivamente le intrinseche caratteristiche ginniche, ricordando più da vicino una sorta di preparazione alla carriera circense (del XIX secolo) che non all'arte del far musica, oggi.

Mi ha fatto talmente incazzare (e con me altri amici musicisti di provenienza accademica e non con cui mi sono confrontato) che quasi non so da dove cominciare…quindi faccio un bel respiro…e…si parte!
La trama è presto detta: la descrizione di un rapporto sado/maso tra maestro e allievo in una delle più prestigiose accademie di jazz negli USA, e della sua risoluzione nella catarsi e (apparente) liberazione del protagonista, talentuoso batterista in "erba" (avrebbe 19 anni) bistrattato e umiliato da un mefistofelico (ma nelle intenzioni "lungimirante") professore che insegna musica come un despota volgare, violento e irresponsabile, manco fosse l'addestramento reclute di Full metal jacket.

Un film vecchio nell'anima, stupidamente e anacronisticamente reazionario (ma spumeggiante, quella è la Fregatura).
Infatti il problema di solito sorge quando registi/autori "cowboy" (non necessariamente americani, anche se di norma più numerosi nella cultura a stelle e striscie) vogliono affrontare situazioni complesse solo e unicamente attraverso atteggiamenti semplicistici, arrivando così a toccare esclusivamente la superficie delle cose, spettacolarizzando e contemporaneamente riducendo la realtà a danno della possibile comprensione delle articolate dinamiche specifiche. Eppure l'analisi del rapporto maestro/allievo è pluri-millenaria e presente a ogni latitudine: si pensi solo a quante opere profonde sono state prodotte, anche (e forse soprattutto) al di là della cultura cosiddetta occidentale, a partire dall'alba della civiltà. Ecco, il film scritto e diretto da  Damien Chazelle proprio non può essere annoverato tra queste ultime: è pura spazzatura.

Da un punto di vista tecnico, per essere un film dove di musica (anche bella, per carità, ma non è questo il punto) se ne vede e se sente parecchia, ci sono corbellerie di ogni tipo e razza. Ecco alcuni esempi. Siamo al top level di una delle più prestigiose scuole del "regno", ma i musicisti laureandi continuano a commettere errori da principiante: tipo la sezione ottoni che suona a lungo senza accorgersi che uno dei suoi componenti è fuori tono (a quei livelli? ma quando mai…) E il geniale prof, dopo averli terrorizzati a morte uno per uno, che fa? non se la prende con quello che stona, ma sbatte fuori uno di quelli che suona giusto…perché, sapete, è meglio avere in orchestra uno stonato consapevole piuttosto che uno bravo ma inconsapevole…wow, ideona!
Ma veniamo al nostro eroe, il giovane batterista. Vuole diventare uno dei più grandi del mondo, seguendo ed emulando le gesta del mitico Buddy Rich. E qual è la rappresentazione filmico/didattica del raggiungimento di tale scopo? Il cercare di suonare più veloce possibile. E possibilmente a tempo! Come se, da una parte, la maturità artistica di un individuo la si potesse misurare solo o soprattutto con l'esposizione di una tecnica fine a sé stessa, mentre dall'altra il problema dell'andare a tempo fosse uno scoglio non ancora superato.
E' un po' come se a un esame finale di recitazione si presentasse un candidato agilissimo sugli scioglilingua, ma che al contempo parlando normalmente commettesse ancora errori di dizione da bifolco. Per non parlare della ridicola inutilità di saper tenere con fermezza assoluta, da solo e senza riferimento alcuno, un tempo a 215 di metronomo (ammesso che si possa fisicamente fare senza essere un computer).
Tra l'altro, questa tecnica così inseguita ed esibita, non viene vissuta dal protagonista in maniera dionisisticamente gitana o trascendentale all'indiana (giusto per dire), ma (solo) in modo rabbioso, antimusicalmente rigido e autolesionistico (come dimostrano le piaghe e le copiose macchie di sangue sullo strumento). Nel corso del film, da ingenuo e anche un po' tenero adolescente, seguendo l'energia nefasta degli insegnamenti-provocazioni dell'istruttore nemico/amico, egli diventa in breve tempo uno stronzo presuntuoso senza pari (con la famiglia, la ragazza, i suoi colleghi), uno sfigato senza amici che rischia letteralmente di morire perché non riesce ad accettare il fatto che se uno arriva per più volte in ritardo a una prova o a un concerto, può anche rischiare di essere sostituito…in altre occasioni si sarebbe chiamato rispetto per i compagni di lavoro, ma qui no, c'è l'arte o la vita in gioco, il fine giustifica i mezzi, siamo uomini non caporali.
A proposito di caporali, soffermiamoci un attimo sui compagni di corso, ovvero sugli altri due potenziali drummer e i rimanenti senior dell'orchestra.
Vogliamo parlare in generale di che merde umane sono tutti gli allievi della scuola? Esseri unidimensionali impauriti, indifferenti, dei veri e propri idioti pronti a farsi le scarpe l'un l'altro, senza personalità e alcuna dignità. Tutti rigorosamente tra loro antagonisti e ottusi…ma che mondo assurdo viene qui descritto? C'era forse più complicità in una accademia militare per diventare delle SS!
Così per gioco, si provi a immaginare che tipo di incubo potrebbe diventare per un musicista "esterno" il sapere di dover suonare (e lavorare) con uno qualsiasi dei fuoriusciti da una scuola come quella descritta dal giovane regista americano…perché qui non parliamo più di acerbi studenti adolescenti, ma di uomini ormai fatti e finiti, che continuano a sottostare senza batter ciglio a vessazioni e insulti di ogni genere…Ho letto un commento che giustificava gli accadimenti, affermando che quel seppur tormentato periodo scolare sarebbe stato niente in confronto a ciò che avrebbe aspettato i nostri ignari allievi nella vita "reale", che il tutto è semplicemente propedeutico. Perché nella vita artistica vera, verrebbe da aggiungere, in fondo è tutto un po' come in Black swan.
Ecco, personalmente sono fiero, insieme a quella miriade di bravi e bravissimi musicisti che ho incontrato nella mia vita, di non far parte di questo mondo in cancrena, anche se non si può certo negare che i deleteri rapporti master/slave che proliferano in ambienti "coatti" come le accademie, e le devastanti relazioni umane che tali rapporti generano, esistono e forse esisteranno sempre…Haneke ad esempio li aveva già trattati qualche anno fa con una perizia e realismo mirabili nel suo La pianista.

Sto divagando…torniamo al film e alla sua parte finale inverosimile e, a mio modo di vedere, particolarmente sinistra.
Il ragazzo, scampato alla morte per l'incidente di cui sopra, convinto dalla scuola e dal padre decide di denunciare il professore, già ritenuto (a ragione) responsabile occulto del suicidio di un altro allievo e di numerose rimostranze. Lo fa licenziare. Evviva, ci siamo liberati di un furfante, si pensa…macché…il Nostro, che ha oramai abbandonato lo strumento, reincontra il professore casualmente, quindi decide di accettare il suo invito/sfida per andare a suonare con un'orchestra nientepopodimenoché alla Carnegie Hall, uno dei templi dedicati alla musica più famosi del pianeta. Si scoprirà che è una trappola tesa dal fetentone, per vendicarsi sul ragazzo delatore. Perfidamente, nel momento del concerto finale, non gli fa avere le parti, costringendolo a una serie di errori davanti a tutti, errori che mandano in vacca l'esibizione (tipo muoia Sansone con tutti i Filistei). Ma il ragazzo prima scappa dal padre (che ogni volta appare con la stessa presenza scenica di un Johnny Dorelli nei film con Gloria Guida) in lacrime, poi ci ripensa e indomito ritorna nella sorpresa generale (probabilmente abbattendo a testate il suo sostituto, non è dato sapere), prende in mano l'orchestra soppiantando l'infame direttore (con gli orchestrali che non battono ciglio, davanti a un pubblico inerte, forse morto) e inanella un solo di batteria infinito (anche imitando le movenze del maestro Rich) che si conclude, insieme alla pellicola, con uno sguardo di compiaciuta intesa tra i due. Amen. (ma andatevene afff….)

Quindi a conti fatti, per ironia della sorte, l'allievo riuscirà nell'impresa più come istintiva reazione all'ennesimo sgarro dell'altro che non per reale volontà (e maturità) di eccellere....in cosa poi, nell'essere in grado di prevaricare l'orchestra e il suo direttore, attirando tutta l'attenzione su di sé? Sembra la parodia di X Factor, ma tant'è.

In conclusione, il vero "dramma" è che Whiplash sembra comunque avere un buon successo, di pubblico e critica (si pensi ai numerosi premi e nomination ricevuti/e), perché in fin dei conti può far piacere credere che il "sogno" di suonare e diventare dei "grandi" passi attraverso questo (in)evitabile calvario. E quindi, durante il processo d'apprendimento, l'essersi gradualmente trasformati in dei bastardi assoluti, con nessun senso etico, morale, artistico, diventa un semplice effetto collaterale, perché sappiamo che i grandi artisti in fondo sono po' tutti dei figli di puttana.
W il più veloce e senza scrupoli quindi, e che gli altri si fottano (ed eventualmente muoiano, perché sono solo dei deboli!)

p.s.: per dover di cronaca, in qualsiasi orchestra che ho avuto modo di sentire se non addirittura conoscere, se un suo componente si azzardasse a fare solo un decimo di quello che ha combinato il ragazzo nell'ultimo concerto (tra errori e sbruffonate), non suonerebbe più per il resto dei suoi giorni, se non da solo.
Su una cosa come questa sì, i musicisti sono spietati tra loro.


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