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The Raid 2

Regia di Gareth Evans vedi scheda film

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La recensione su The Raid 2

di Stanley42
stelle

Esperienza sensoriale a tutto tondo unica ed irripetibile, “The raid 2” tocca vette di violentissima spettacolarità che settano nuovi standard difficilmente raggiungibili per il cinema d’azione moderno. Semplicemente, un capolavoro.

 

La possibilità di un fallimento era davvero dietro l’angolo: gran parte della potenza filmica di The raid era proprio contenuta in quell’ambientazione claustrofobica e nella disarmante semplicità dell’intreccio narrativo. L’idea di moltiplicare il numero di personaggi e di ambientazioni, nonché la volontà di complicare gli intrighi tra polizia e organizzazioni criminali, rischiavano di appesantire il secondo capitolo con banali sovrastrutture. Inutile dire che, al contrario, la smisurata ambizione di Gareth Evans è stata un’ulteriore dimostrazione del suo indiscusso talento registico.

 

Ecco dunque che il primo limitato capitolo si trasforma in un epico gangster movie di due ore e quaranta, elegante nella regia e raffinato nella fotografia. Anche durante i massacri più violenti.  Se la trama propone un canovaccio narrativo già sperimentato, ma non per questo meno affascinante, ciò che eleva The raid 2 al rango di film imprescindibile sono ovviamente i combattimenti: spettacolari, cruenti e originalissimi nella costruzione coreografica, capaci di provocare più di un sussulto anche allo spettatore ormai avvezzo a questo tipo di cinema. Le sequenze di lotta cercano ambientazioni nuove e sempre più ardite (il bagno e il cortile della prigione, un vagone della metropolitana, un automobile), rendendo qualsiasi luogo e qualunque oggetto uno strumento di morte.

 

Da questo punto di vista si può dire, senza timore di smentita, che The raid 2 raggiunge e oltrepassa il limite dell’umanamente sostenibile, sfruttando fino all’ultima goccia l’abilità dei suoi stuntmen davvero fuori dal comune (l’inarrestabile Iko Uwais in primis, qui alle prese con una prova fisica a dir poco titanica), una tecnica registica che non ha paura di sfidare tutte le leggi della cinetica (esemplare il combattimento in automobile, forse il più bello mai girato) e una fantasia di situazioni e combattimenti da far invidia al miglior coreografo orientale. Come se non bastasse a sorprendere è anche l’abilità di Evans nella caratterizzazione dei villain: personaggi che nel corso della pellicola dicono pochissime parole, ma in grado di sprigionare una forza visiva devastante al primo sguardo. Indimenticabile, a questo proposito, la coppia omicida del giovane con la mazza da baseball e della killer coi martelli da falegname: cult istantanei.

 

Ormai libero dalle pesanti limitazioni a livello di budget, Gareth Evans può finalmente dare vita al suo film d’azione perfetto. Una volta abbandonata la monotonia del primo capitolo, il regista estende la narrazione ad alcuni anni, con l’aiuto di flashback e flashforward, senza adagiarsi sul successo del predecessore, ma alzando drasticamente la posta in gioco. The raid 2 si pone come il film d’azione moderno, un sensazionale meccanismo ad orologeria fatto di fine scrittura, lunghissimi piani sequenza e una perfetta costruzione delle inquadrature. Pronto ad esplodere da un momento all’altro.

 

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