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Shining

Regia di Stanley Kubrick vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Shining

di Carlo Ceruti
10 stelle

Il mio horror preferito ed uno dei più grandi capolavori della storia del cinema.

E' davvero difficile parlare di un film del genere senza risultare banali, ma visto che si tratta in assoluto del mio horror preferito e che sono convinto sia uno dei migliori della storia del cinema e che risulta ancora totalmente immune all'usura del tempo, vale la pena spenderci qualche riga.

Va detto innanzitutto che l'inconfondibile stile di Kubrick, prestato all'horror, diventa una sublimazione del male, la follia diventa affascinante, il sangue che esce dagli ascensori è poesia, le visioni terrificanti del bambino che fanno gelare il sangue (le due ragazzine che popolano i corridoi sono una delle invenzioni più paurose di sempre) sono macabre e bellissime allo stesso tempo ed impossibili da dimenticare. Mai un romanzo di Stephen King è stato così valorizzato in una pellicola che è apparentemente horror ma che va ben oltre l'horror ed esplora le radici del male e gli abissi malati della mente umana. L'Overlook Hotel diviene così una metafora dell'uomo e della sua anima, apparantemente bella o perlomeno tranquilla o addirittura banale, ma in realtà complicata, labirintica come il giardino attorno all'hotel e contorta poiché essa nasconde in sé dei lati oscuri, terribili e potenzialmente devastanti (in questo caso la misteriosa stanza 237). Ma nell'hotel vi si può leggere anche una metafora della società, della repressione sanguinaria dell'uomo sull'uomo (l'hotel è stato costruito su un cimitero indiano ed è stato già teatro di una strage familiare) e sul male, onnipresente, che affligge, nei lati più nascosti della mente (che nascondiamo anche a noi stessi), ogni individuo sulla faccia della Terra. Lo dice anche il barista (visione sovrannaturale o frutto della follia del protagonista?) ad un Nicholson sempre più scontroso e violento: Jack era atteso lì da sempre o forse è sempre stato lì (da ricordare che nell'hotel, in passato, ci fu già una strage in cui un padre impazzito uccise tutta la sua famiglia). Ne esce quindi fuori un quadro totale che è simile ad un circolo, un circolo senza via di fuga e di speranza, un circolo che parte dalla morte e dalla distruzione e finisce puntualmente allo stesso modo. Non c'è alternativa! Una visione che non può che confermarci che il male risiede nell'uomo, si può nascondere ma non si può estirpare. 

Kubrick condisce tutto questo con silenzi lunghi e terribili, mostrandoci corridoi infiniti ed enormi che danno su altri corridoi misteriosi ed altrettanto enormi (la struttura dell'hotel è labirintica come il giardino), con labirinti terrificanti, con i movimenti lenti dei protagonisti e con i loro sguardi ricolmi di un crescente terrore, con un Jack Nicholson straordinario che presta alla storia un gigionismo esasperato. Jack, uno dei più grandi attori della storia del cinema per non dire il più grande, valorizza qui al massimo il suo talento, il suo eclettismo che non ha eguali, dando vita ad un personaggio sano e tranquillo come tanti per poi mostrarci il suo graduale sprofondamento nella pazzia omicida presente in lui sin dall'inizio, ma che pian piano ha modo di liberarsi. Una pazzia inarrestabile visto che l'hotel è isolato e protetto da chilometri e chilometri di ghiaccio e neve (le inquadrature esterne dell'hotel fanno accapponare la pelle, fin dall'inizio Kubrick ci mostra che lì qualcosa non va e che ben presto la situazione esploderà).

Kubrick quindi prende Stephen King e lo supera e costruisce qualcosa che va ben oltre il suo stile ed il suo romanzo (senza nulla togliere a King, che resta comunque un grande autore), dando vita ad un qualcosa che spiega l'uomo e la società e che, in fin dei conti, è la versione horror di 2001: Odissea nello Spazio

Shining è quindi un horror straordinario, terribile, fantastico, indimenticabile. Uno di quei film che, lentamente, ti trascinano dentro una spirale di paura e di follia incontrollata, mentre tu sei ben felice di lasciarti trascinare. Un horror affacinante, straordinariamente e totalmente affascinante.

Ma alla fine, quindi, Kubrick vuole dirci che non c'è speranza? Eppure nel bambino, nel figlio di Jack, forse un minimo di speranza risiede, lui riesce a farla franca al padre armato di accetta, lui può comunicare con la mente, a vedere cose che gli altri non vedono. Con lui il circolo di sangue e distruzione si interrompe e si frantuma. Forse da lui può partire una nuova speranza per l'umanità?

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