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Soap opera

Regia di Alessandro Genovesi vedi scheda film

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La recensione su Soap opera

di pazuzu
4 stelle

Alla vigilia del capodanno, uno degli inquilini di un palazzo si spara, e attorno a questo drammatico evento si intrecciano le storie di vari altri residenti od affini. C'è Fabio De Luigi che, single per scelta della ex, Cristiana Capotondi (la quale - incontrata per caso - gli rivela di essere felicemente fidanzata con un altro ed anche incinta), si trova ad ospitare ed aiutare Elisa Sednaoui, la fidanzata del suicida, ivi recatasi ignara della tragedia; c'è Ricky Memphis, il suo depressissimo migliore amico, che gli si è piazzato in casa in attesa del parto della moglie ma dentro di sé cova grossi dubbi sul proprio orientamento sessuale; ci sono Ale e Franz, due fratelli divenuti inseparabili per forza da quando un incidente ha costretto il secondo a deambulare su una sedia a rotelle accudito dal primo; ed infine c'è Chiara Franchini, un'attrice di soap opera con un debole per la divisa che circuisce il maresciallo dei carabinieri Diego Abatantuono, giunto nel palazzo per indagare sulle circostanze del decesso.

Non ha grosse pretese il terzo film di Alessandro Genovesi, se non quella di presentarsi come una commedia corale e garbata, ma se poco gli si può imputare sotto il profilo del garbo (pur volando comunque basso), molto da obiettare c'è sulla presunta coralità: Soap Opera si sviluppa infatti come una sequela di gag che nel complesso mancano di armonia, evidenziando una scrittura disomogenea e dal fiato corto, con una prima parte dignitosa, che pur non inventando nulla riesce a strappare qualche sorriso, ma una seconda decisamente involuta e prevedibile, lungo la quale emerge con tutta evidenza la bidimensionalità di quasi tutti i personaggi. E se, assieme a quello di Memphis, quello di De Luigi rappresenta una parziale eccezione (non senza meriti diretti dell'attore, che lo riempie di suo risultando per distacco il migliore del lotto), in tutti gli altri casi si tratta della solita serie di macchiette, con Ale e Franz a ripetersi nei consueti battibecchi, e Abatantuono che, lasciato a briglia sciolta, risulta stucchevole e terribilmente datato in un ruolo che pare fatto apposta per inscenare un campionario trito e ritrito di smorfie e battute da avanspettacolo.

Probabilmente sarà un successo, ma il fatto stesso che un film simile sia stato scelto per aprire un festival importante (almeno a livello nazionale) come quello di Roma, è tristemente indicativo di quale sia, oggi, lo stato dell'arte cinematografica in Italia.

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