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Rampage

Regia di Uwe Boll vedi scheda film

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La recensione su Rampage

di Houssy
8 stelle

Basterebbe il trailer. A chi mi chiede perchè amo così tanto il cinema di genere, mostrerò il trailer di Rampage. C’è più riflessione politica e presa di coscienza rispetto a ciò che ci circonda in questo film, che in tante opere ben più pompose, prosaiche e didascaliche. Uwe Boll sterza bruscamente e fa virare la propria carriera verso il mito, il peggior regista del mondo, si scrolla di dosso la polvere, imbraccia il fucile e fa giustizia dei luoghi comuni, dell’umanità e del comune senso civile. Non fate l’errore di fraintendere o sottovalutare questo film, si tratta di un’opera dura e tutta d’un pezzo, volta a trascinarci in un giro turistico attraverso i gironi più inaccessibili dell’inferno. Determinato a rompere tutte le regole e a giocare sporco, Rampage picchia con violenza, spostando il limite dell’accettabile, del condivisibile, sempre più in là, determinato una volta per tutte a portare con se lo spettatore, fino in fondo. Impossibile non condividere l’allucinato punto di vista del protagonista e questo risulta ancora più inaccettabile alle nostre coscienze, nel momento in cui la sua furia cieca si scatena senza tregua, senza pace. Ostaggi di un cortocircuito emotivo senza precedenti, non possiamo far altro che alzare le braccia al cielo in segno di resa, pregando che qualcuno abbia pietà della nostra anima dannata, capace forse per un istante di concepire, condividere ed appoggiare l’orrore, la morte, l’assenza di tutto. Uwe Boll dirige come un pazzo in stato di euforica esaltazione, moltissima camera a mano, ottimo ritmo, grande senso di cinema, regalandoci un film impossibile da scordare, da rimuovere, da cauterizzare. Rampage è attuale, vero, tangibile, politico fino al midollo e bastardo come solo un buon film di genere può essere, capace da solo di aprire una frattura nella buona coscienza della società, nell’ipocrisia del comune senso di mutua assistenza, nelle vite e nelle teste di tutti noi, spaventati e tremanti esseri, fin troppo umani. Prima che sia tardi, prima che tutto sia davvero privo di importanza.

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