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Il salvatore

Regia di Michel Mardore vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il salvatore

di hupp2000
9 stelle

Misconosciuto persino in Francia, è un film intrigante e decisamente riuscito. Prima di ogni commento, però, mi soffermo sulla scheda della redazione e sull’unico intervento che mi ha preceduto. Per godersi a fondo la vicenda narrata è fondamentale non conoscerne gli sviluppi, credere nei due personaggi presentati e seguirne l’avventura per poi saltare sulla sedia quando i nodi vengono al pettine. E’ un film difficile da trovare ma, fortunatamente, è stato trasmesso lo scorso 16 novembre da Raitre nel contenitore “Fuori Orario” curato da Enrico Ghezzi. Quel giorno, anzi quella notte, chiunque abbia voluto scoprire questo gioiello e abbia in precedenza consultato il sito si è vista rovinata la festa. Ormai, la frittata è fatta e aggiungo il mio “spoiler” agli altri due.

 

Inizialmente, si ha la sensazione di una storia vista mille volte: un partigiano nascosto in una soffitta, una famiglia petainista ignara della presenza di un clandestino sotto il suo tetto, la complicità dell’ingenua figlia quattordicenne. Qui però, il rapporto tra i due protagonisti assume una connotazione assai particolare. La giovanissima Nanette, stufa della sua monotona vita di campagna e alle soglie delle prime pulsioni sessuali, s’innamora perdutamente e fanciullescamente dell’uomo che il destino sembra averle mandato. Il misterioso ospite la rispetta con teutonica fermezza, ne asseconda le fantasie guardandosi bene dall’illuderla, ne osserva passivamente l’esibita e sfrontata nudità. Il comportamento della ragazza è candidamente provocatorio, ma l’uomo si limita a lasciarla giocare senza cedere alla comprensibile tentazione. Sarà agghiacciante quando, rivelata la sua identità, l’ufficiale nazista dirà a Nanette. “Un soldato inglese o un partigiano francese non ti avrebbero rispettata come ho fatto io”.

 

Michel Mardore, regista pressoché sconosciuto e autore di soli due lungometraggi, dirige nel 1971 un film coraggioso per la sua epoca. Il cinema francese è stato per troppi anni restio ad affrontare senza ipocrisie la brutta pagina del collaborazionismo durante l’occupazione tedesca. Una lentezza reiterata nei confronti della non meno ingloriosa vicenda della guerra d’Algeria. “Le sauveur” è in anticipo sui tempi e questo è per me un indubbio merito. La sua ambientazione nella Francia rurale è suggestiva, accurata e ricorda scenari spesso presenti nei film di Claude Chabrol. Nell’incarnare l’affascinante e ambiguo personaggio di ”Claude”, Horst Buchholz (accreditato nei titoli di testa con una sola acca) trova forse il ruolo più riuscito della sua carriera. L’attore tedesco, raramente alle prese con parti di primo piano, appare ben distante da quel Colorado, ingenua e impetuosa mascotte dei “Magnifici sette” di John Sturges o dall’esilarante attivista della Repubblica Democratica Tedesca in “Uno, due, tre” di Billy Wilder. Qui, la sua prestazione è altamente drammatica, terribilmente seria. Il suo è un personaggio autorevole e gentile, comprensivo e determinato, bello e in apparenza mai agggressivo. L’improvvisa scoperta della sua vera identità è un momento da brividi, come giustamente sottolineato nella recensione di Fratellicapone. Con un’unica inquadratura dal basso verso l’alto, l’intera struttra narrativa crolla e lo spettatore scopre stupefatto di aver visto fin lì un film credendo di vederne un altro. Grandissimo cinema, ma per la piccola Nanette il colpo è tremendo. Non se ne rimetterà mai, anche se anni dopo verrà  il giorno di un’amarissima vendetta. Non più bambina e non ancora donna, Nanette espone le sue grazie senza alcuna malizia, si spoglia e si mostra senza alcun intento provocatorio. Certo, all’epoca del film l’attrice Muriel Catala non aveva più 14 anni, ma quasi 19 e si vede. Tuttavia, la lunga scena del bagno nel torrente insieme a Horst Buchholz, a dispetto dei due corpi nudi, riesce ad essere ludica, gioiosa e addirittura pudica.

 

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