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The Judge

Regia di David Dobkin vedi scheda film

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La recensione su The Judge

di Peppe Comune
6 stelle

Henry "Hank" Palmer (Robert Downey Jr.) è un avvocato di successo assai scaltro, difende solo chi è "colpevole" in quanto "troppo caro perchè gli innocenti possano permetterselo". Hank ritorna dopo molti anni nel suo paese nell'Indiana dove è nato e cresciuto a causa della morte della madre. É contento di rivedere i suoi due fratelli : Glen (Vincent D'Onofrio), il maggiore, un gigante buono che è stato costretto a lasciare la carriera di giocatore di baseball a causa di un grave incidente, e Dale (Jeremi Strong), un ragazzo un po' ritardato che non si stacca mai dalla sua (vecchia) cinepresa con la quale ha ripreso (e riprende) tutti i momenti della famiglia. Non è affatto contento, invece, di rivedere il padre (Robert Duvall), un giudice tutto d'un pezzo che non ha mai perdonato al figlio di essersene andato via di casa. Dopo il funerale, Hank sta per tornarsene a casa, ma riceve la notizia che il padre è accusato di aver investito intenzionalmente un uomo.Il giudice non vorrebbe farsi difendere in tribunale dal figlio, anche perchè non ne approva i metodi. Ma Hank trova il modo di fare a modo suo.

 

Robert Downey jr., Robert Duvall

The Judge (2014): Robert Downey jr., Robert Duvall

 

"The Judge" di David Dobkin dovrebbe essere un "classico" thriller-legale che poi si trasforma in dramma familiare quando l'aula di un tribunale, istruita per dibattere su un caso di omicidio dai contorni annebbiati, diventa il teatro dove entrano in gioco le questioni irrisolte tra un vecchio padre il suo figlio più ribelle, un rapporto reso rancoroso da troppi silenzi a dalle tante cose mai chiarite guardandosi negli occhi.  L'accusa di omicidio preterintenzionale rivolta al giudice Palmer si intreccia così con quella fatta dal figlio al padre di essere mancato in molti dei suoi doveri di genitore. Di converso, la difesa legale assunta dall'avvocato Hanry Palmer in tribunale si lega con con le ragioni che il figlio si vede costretto ad offrire al padre per giustificare la sua condotta di vita. In questo modo, i due ruoli finiscono per confondersi e scambiarsi di posto continuamente, e finire magari per legarsi intorno ad un qualcosa che possa servire a farli avvicinare in nome di una complicità rinnovata. Questo qualcosa potrebbe essere rappresentato dal cancro del giudice (in stadio avanzato), che lui aveva nascosto a tutti tranne che alla moglie defunta e che Hank ha scoperto per puro caso. La malattia come punto di ricongiungimento filiale quindi, che se nel tribunale della vita può non riuscire a far ricostruire quella verità dei fatti a cui tiene il giudice, potrebbe certamente servire all'avvocato per far assolvere il suo cliente dall' accusa di omicidio. Sicuramente, il rimpallo di accuse, di bugie, che si scambiano padre e figlio, in un rapporto assai stratificato, rappresenta la parte più interessante del film, insieme al fatto che, a situazioni gravi che rasentano il melodramma, si alternano momenti di divertita ilarità. Di contro, una certa retorica "patriottarda" e un fare alquanto convenzionale, se anche non troppo esibite, sono cose che covano sotto l'epidermite della storia. Questo perchè "The Judge" è un film molto a "stellestrisce" a mio modo di vedere, nel senso che, se si esclude la torta di mele che non fa mai la sua comparsa, ci sono quasi tutti gli ingredienti tipici che fanno riconoscere un prodotto come proveniente certamente da quel mondo culturale : l'ampiezza degli orizzonti di vita e il senso di appartenenza alla piccola comunità in cui si vive che va preservato da qualunque turbolenza esterna ; il conservatorismo strisciante di matrice religiosa e il ribellismo di riporto delle anime "liberal" ; l'importanza capitale attribuita alla scelta universitaria nell'attribuzione dei ruoli sociali e la bandiera in bella mostra vista come simbolo alto di democrazia e libertà ; il talentuso giocatore di baseball che è solo per sfurtuna se non è arrivato ad essere un campione della Major League e i trofei messi in bella mostra che rappresentano il vero orgoglio dei genitori ; i ricordi dei tempi del college che sembrano sempre imprimersi una volta e per sempre in ogni ragazzo diventato adulto e i tentacoli della nostalgia da cui, ogni buon americano che crede davvero nell'idea mitica "dell'opportunità offerta a tutti", cerca di emanciparsi. Ma soprattutto, ciò che emerge chiaro dal film (e non poteva essere altrimenti) è il modo in cui negli Stati Uniti ci si rapporta con l'amministrazione della giustizia, che oscilla tra la fede per un (il) principio cardine quale il "ragionevole dubbio" incarnato dall'integrità morale del giudice del tribunale, e la fiducia accordata ad una giuria popolare con tutti i rischi relativi al condizionamento emotivo che può riguardare ognuno dei suoi membri. Rapporto questo ben esemplificato dai caratteri del giudice e del figlio ed anch'esso fonte di attriti insuperabili : anima puritana e conservatrice il giudice, uomo certamente onesto e incorruttibile, ma con un idea della verità molto in linea con la sua particolare visione del mondo ; scaltro ed arrivista Hank, ambizioso per necessità ed "eticamente scorretto" per scelta, più incline ad agire dentro le falle del sistema per giungere ai suoi scopi che a ricercare la verità processuale in quanto tale. Sono naturalmente loro a dominare la scena, gli altri personaggi fanno da contorno e servono a far chiudere dei cerchi che la vita aveva lasciato in sospeso (compreso l'avvocato dell'accusa Dwight Dickham, interpretato da Billy Bob Thornton). Sono il padre e il figlio col loro rapporto contrastato ad armonizzare tutti gli ingredienti che compongono il film e a conferire ritmo ed interesse alla storia. Che altrimenti avrebbe seriamente rischiato di inabissarsi nella marcara scontatezza di diverse situazioni (ad esempio, se il film fosse finito almeno un cinque minuti prima, credo, ne avrebbe guadagnato). Robert Downey Jr. (che per questo film è anche anche tra i produttori) gigioneggia con l'irresolutezza di chi ancora deve diventare del tutto adulto ; Robert Duvall risponde facendo della sua austerità caratteriale la maschera complessa di un uomo schiavo della sua stessa rigidità morale. Bravi entrambi (soprattutto il vecchio Duvall) per come sanno dare "classicità" al carattere dei loro personaggi. Un film d'attori come si suol dire che, a mio avviso, avvince ma non convince del tutto.              

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