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The Judge

Regia di David Dobkin vedi scheda film

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La recensione su The Judge

di mc 5
10 stelle

Non è la prima volta (e credo proprio che non sarà l'ultima, almeno lo spero) che mi innamoro di un film che -a dispetto dell'accoglienza tiepida della critica- mi ha preso dannatamente bene. Certo non trattasi di capolavoro, ma resta in ogni caso un film imperdibile. Chi mi conosce sa che prediligo un cinema d'attori, quello dove si favorisce il talento di professionisti agevolandone le capacità espressive. E qui devo dire che i ruoli dei due protagonisti -scritti splendidamente in sede di sceneggiatura- offrono su un piatto d'argento a Robert Duvall e a Robert Downey jr un'occasione clamorosa per esprimere il loro talento al 100%. Il film mi ha commosso, mi ha divertito, inducendomi fra l'altro a riflettere positivamente su come il cinema americano sia ancora in grado di produrre un dramma di sentimenti veri come questo, quando la realtà potrebbe far pensare che a Hollywood ormai sembra stiano inseguendo solo le commedie risapute e volgari di Judd Apatow e dei suoi allievi oppure il filone (che io ho quasi sempre evitato) dei Super Eroi. Poi aggiungerei che mentre commedie e super eroi volgono spesso alla "americanata" (nel senso di opere legate a filo doppio a tutta una cultura made in USA), film come "The Judge" mi paiono "universali" (okay, anche qui lo sfondo è un'America ben riconoscibile, precisamente una cittadina dello stato dell'Indiana, ma i sentimenti che muovono i protagonisti sono quelli che animano padri e figli di ogni angolo del mondo). La vicenda -che riassumo in estrema sintesi perchè vi assicuro che è bellissimo seguirne l'evoluzione al cinema- è quella di un padre giudice anziano e malato il cui rapporto col figlio avvocato è burrascoso. Il padre è alle soglie della pensione e svolge la sua attività nel cuore dell'America rurale mentre il figlio lavora a Chicago dove pare essersi specializzato nell'arte di difendere solo piccoli deliquenti sempre colpevoli ma che lui riesce ogni volta a far assolvere con la sua furba oratoria. Un evento tragico, dopo anni di lontananza, li farà riunire, non senza difficoltà perchè i due personaggi sono fortemente in opposizione tra loro. Ma alla fine saranno i sentimenti autentici che vinceranno sull'orgoglio e sui pregiudizi. Non si può non sottolineare ancora le prove -decisamente da Oscar!- dei due attori, entrambi in forma smagliante. Su Duval cosa aggiungere, se non che è un monumento vivente di Hollywood? Quanto a Downey jr, io l'ho trovato immedesimato all'inverosimile nel ruolo, capace di sfumature incredibili, col suo viso impagabile e gli occhi mobilissimi, confermandosi uno dei migliori attori contemporanei. Ma su di lui ce ne sarebbe da dire....Per esempio che non è mica facile trovare una star che passa con uguale talento da un "Iron Man" (saga che comunque non ho mai apprezzato) a questo ruolo di avvocato furbo che scopre in ritardo di amare l'anziano padre solo quando quest'ultimo è vicino alla morte. E mi capita poi di pensare alla tenacia e al coraggio di questo attore che -ripulito dallo stato di alcolista conclamato- ha saputo rialzarsi fino a diventare quel fuoriclasse che è. Ma c'è un'altra cosa -importante- da segnalare. Quando dico che questo è un film d'attori mi riferisco (e alla grande!) anche ai ruoli di contorno, tutti affidati a professionisti impagabili, ancorchè favoriti da ruoli (tutti!) scritti alla perfezione: Vera Farmiga (più affascinante che mai), Billy Bob Thornton (la solita adorabile faccia da cinema), Vincent D'Onofrio (da Oscar anche lui!). Nota bizzarra: nel ruolo di uno dei due fratelli dell'avvocato protagonista (una specie di ritardato mentale) appare un bravo attore di cui so solo che sembra curiosamente il sosia del povero Riccardo Schicchi (!). Non perdete questo film. Gli americani lo definiscono un "Legal drama". Per me è solo un gran bel film.

PS: nella colonna sonora, chicche di Dwight Yoakam, Hank Williams e Lucinda Williams...ma soprattutto una maledettamente struggente "Holocene" dei Bon Iver.

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