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Predestination

Regia di Michael Spierig, Peter Spierig vedi scheda film

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La recensione su Predestination

di logos
7 stelle

Adattamento di All You Zombies di Heinlein pubblicato nel 1959. Chi ha letto il racconto troverà il film non solo fedele ma con qualche lodevole aggiunta. La trama non si può raccontare in tutta la sua complessità perché di per sé, in questo caso, è l’essenziale del film. Diciamo allora che innanzitutto è un thriller psicologico di fantascienza molto accattivante per le sue qualità introspettive, con uno stile morbido e rigoroso, e impressionante per le tematiche che affronta.  

 

Ethan Hawke interpreta l’agente del Temporal Buerau, che deve contattare un certo John negli anni 70 per reclutarlo nella polizia temporale al fine di sgominare un attentato catastrofico a New York avvenuto nel marzo del 75. Detto così ci troviamo con niente di nuovo tra le mani, con i soliti loop temporali, avanti e indietro, che basta vedersi, tanto per fare un esempio, Memento di Nolan per essere più che soddisfatti. In realtà in questo film si nascondono dilemmi paradossali che vanno ben al di là degli schemi ad incastro e dei puzzle che disorientano lo spettatore, per poi pian piano aiutarlo a districarsi con piacevoli soprese e colpi di scena.

 

Al di là di tutto questo, che comunque a mio avviso è tutto ben dosato con un buon montaggio, regia e attorialità, in quest’opera emerge in modo quanto mai esemplare la tematica dell’identità, non solo sessuale, ma anche soprattutto quella di carattere esistenziale. Da dove proveniamo? Possiamo cambiare il nostro destino? E se la persona, l’unica persona che hai mai potuto amare, è quella che dovresti uccidere, e guarda caso quella persona sei proprio tu, affinché il tuo te stesso, una volta ucciso, sia veramente libero, per poter esistere, ma senza più un’identità propria? Nella trama triadica del complesso edipico quale via di costruzione di un'identià, questa stessa identità, nell'opera, viene disaggregata e moltiplicata per andare a sondare cosa c'è nelle viscere della solitudine del singolo che crede di essere in sè e per sè. Ho già detto troppo, ma le domande rimangono.

 

Chi è il fantasma? Colui che sa di non essere quel che pensa di essere e che infatti non è nella propria unicità, o colui che sa di essere quel che pensa di essere ma che non è unitario perchè plurimo?   Forse sono domande oziose, ma questo film è un vero e proprio attacco all’identità cartesiana, in stretta consonanza con una modernità postuma. Un bel film, non nascondo che in certi momenti mi sembrava di essere nel mondo di Cronenberg (ricostruzione e metamorfosi faciale, anomalia degli organi genitali, identità plurime inseparabili in sconcertanti riconoscimenti di identificazione e disidentificazione...)

 

Restano tuttavia dei limiti: la trama è davvero complessa, non sempre è facile comprendere le svolte repentine, che oltretutto vengono compensate da un verbalismo che lascia poco spazio all'immagine. Ciò può essere un ostacolo a un thriller ben congeniano, ma a seconda dei gusti può anche piacere un pò di narrazione in ambienti claustrofobici. Solo alla fine diventa chiaro il tutto, e durante la visione i rimandi e qualche svelamento ci permettono comunque di essere coinvolti. Ma al di là di tutta questa architettura, più o meno apprezzabile, rimane fondamentale la tematica. Chi sono gli zombie? Prorpro coloro che che partono dal presupposto "Penso, dunque sono!".

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