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Miss Zombie

Regia di Hiroyuki Tanaka vedi scheda film

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La recensione su Miss Zombie

di alan smithee
10 stelle

locandina

Miss Zombie (2013): locandina

Una famiglia agiata e perbene un giorno si vede recapitare un pacco enorme che contiene una giovane donna zombie all'interno di una gabbia.

Un favore di un amico del capofamiglia che lo prega di conservargliela per alcuni giorni, dandole del cibo vegetariano e assicurandole che è un essere mansueto, solo leggermente affetto dal morbo che dilaga come un virus itndebellabile da epidemia. Poi pian piano ogni membro della famiglia - anche gli operai grevi che ristrutturano la moderna villa tutta spigoli e cemento del padrone di casa - scoprono a poco a poco che la placida docilità di quella femmina remissiva ed arrendevole fa scatenare in ognuno un desiderio di prevaricazione fino a poco tempo prima sconosciuto perché represso negli angoli più inaccessibili del proprio carattere.

scena

Miss Zombie (2013): scena

La creatura diventa insomma il fulcro di passioni, tentazioni e impulsi irrefrenabili, oltre che lo strumento più efficace per risolvere tragedie e disgrazie che investono la routine di tutti i giorni.

Un horror scarno e in bianco e nero (come l'ottimo vampiresco The addiction di Ferrara) il cui fulcro ed oggetto di interessi e desideri sempre piu malsani e irrinunciabili ricorda pure l'ossessione pasoliniana di Teorema.

Hiroyuki Tanaka

Miss Zombie (2013): Hiroyuki Tanaka

Un regista, questo giapponese Hiroyuky Tanaka SABU, praticamente sconosciuto in Europa, o almeno da noi, ma con una manciata di titoli notevoli all'attivo, quasi tutti difficili da reperire, non fosse per l'aiuto provvidenziale di un caro e prezioso amico appassionato, grazie al quale riuscirò probabilmente a conoscere proprio a fondo l'autore.

Makoto Togashi

Miss Zombie (2013): Makoto Togashi

 

Un film che accumula tensione e suspence con gran classe e potere seduttivo non comune, in un gioco sadico di perversioni e ossessione verso un contagio ineluttabile e a suo modo pure salvifico, che trova un suo epilogo ad incastro con le vite e le esperienze passate della vittima e dei loro carnefici, e che si fa forte di un sacrificio finale che odora di blasfema santità, in grado di riportare tuttavia colore (anche alla pelkicola e dunque al film) e dunque una speranza di vita dopo tanto grigiore e odore di morte e di sangue.

Un piccolo grande film, una sorpresa che ci fa tornare la voglia di scoprire nuovi percorsi e nuove cinematografie al di fuori del circuito tradizionale,  ormai da troppe settimane abbonato a programmazioni in sala davvero insulse e insoddisfacenti, salvo le doverose sporadiche eccezioni.

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