Espandi menu
cerca
Senso

Regia di Luchino Visconti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

FilmTv Rivista

FilmTv Rivista

Iscritto dal 9 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 242
  • Post 80
  • Recensioni 6309
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Senso

di FilmTv Rivista
10 stelle

Una pietra miliare del cinema italiano di tutti i tempi, uno dei rarissimi casi in cui il grande spettacolo e un “genere” malvisto (soprattutto negli Anni ’50) come il melodramma si conciliarono con la purezza rigorosa delle teorie estetiche del realismo. Sulla morte già ampiamente accertata nel neorealismo, nel 1954, nasce “Senso”: tratto da un romantico romanzo di Camillo Boito (e adattato da fior di sceneggiatori come Suso Cecchi d’Amico, Giorgio Bassani e addirittura Tennessee Williams e Paul Bowles), costruito con metodico puntiglio dal puntigliosissimo Luchino Visconti, fotografato con una patina di corrusca tragedia da G.R. Aldò e, alla sua morte, da Robert Krasker e Giuseppe Rotunno, riesce a trasmettere gli umori e le responsabilità di una tragedia della Storia attraverso il racconto di un dramma della passione assolutamente privato. L’amore della contessa Serpieri (Alida Valli maestosa e tragica nella sua maturità) per il giovane tenente austriaco di esausta ambiguità (Farley Granger, sei anni prima il giovane assassino in “Nodo alla gola” di Hitchcock) racchiude e rappresenta il crollo ineluttabile di un mondo. Visconti, è ovvio, idealmente è schierato con i nuovi valori che tentavano di emergere con il Risorgimento e sposa la passione politica del terzo protagonista, il patriota Ussoni; ma, visceralmente, non può non sentire il fascino del “proprio” mondo e della propria cultura, quella di una nobiltà di razza costretta a fare i conti con la decadenza. Un tema che si rincorre per tutta la sua carriera e che trova l’affermazione più plateale in “La caduta degli dei”. Ma in “Senso”, la mano di Visconti è ancora esemplare, la sua visione lucidissima, la sua misura narrativa e compositiva rigogliosa ma non ridondante. L’apertura del film, alla Fenice di Venezia durante una rappresentazione del “Trovatore”, le fughe e gli inseguimenti attraverso le calli, la battaglia di Custoza, ispirata alla pittura ottocentesca, sono bellissimi e citatissimi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 11 del 1999

Autore: Emanuela Martini

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati