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Trash

Regia di Stephen Daldry vedi scheda film

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La recensione su Trash

di pazuzu
4 stelle

Nati e cresciuti nelle favelas di Rio de Janeiro, i quattordicenni Rafael e Gardo si guadagnano da vivere lavorando in una discarica. Quando un giorno, smistando rifiuti, trovano un portafogli pieno di soldi, pensano di essersi imbattuti nell'affare della vita. Ben presto, però, la polizia inizia a rovistare tra la spazzatura offrendo una ricompensa a chi lo dovesse ritrovare: resisi conto di avere tra le mani qualcosa di importante, insieme al coetaneo Rato decidono di indagare sui segreti che il portafogli nasconde, iniziando con il recapitare una misteriosa lettera in esso contenuta, dalla quale si deduce che il proprietario è morto, ad un carcerato. I tre rischieranno la vita, braccati da un poliziotto privo di scrupoli che tiene il gioco ad un losco politicante in ascesa, trovando come unica ma utile sponda una coppia di missionari composta da un anziano prete dalla schiena dritta e dalla sua ostinata giovane assistente.

C'è una frase, nel film diretto da Stephen Daldry adattando un libro di Andy Mulligan, che da sola segna il livello di profondità nella scrittura di Richards Curtis: alla domanda posta ai ragazzi su quale sia la ragione che li spinge a sbattersi tanto, Rafael risponde «Perché è giusto». Risposta se si vuole legittima ma fin troppo semplicistica che, sommata a tanti altri piccoli avvenimenti improbabili, rende facilmente l'idea di quanto l'ottimismo dispensato a piene mani in queste due ore scarse mal si accosti alla condizione drammatica in cui versano le favelas e i loro poverissimi abitanti. Probabilmente consapevole di cotanto eccesso, Daldry, che stupido non è, mette subito le mani avanti, e presentando la pellicola la descrive come una fiaba, sperando che una parola - da sola - basti a far raddrizzare la bocca a chi la storcerà davanti al buonismo trasfuso in dosi da cavallo e ad un finale talmente pieno di melassa da risultare indigesto. Ma qui di fiabe non ce n'è nemmeno l'ombra, piuttosto un racconto ben interpretato e girato anche con cura, ma affossato da una sceneggiatura fin troppo edificante che, anziché sensibilizzare sulle problematiche di un popolo in seria difficoltà, le banalizza per monetizzare, disvelando, sotto il manto di tanto pietismo d'accatto, la propria natura di bieca operazione di colonialismo commerciale.
Trash. Immondizia.

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