Regia di David Fincher vedi scheda film
Un uomo e una donna. Due estrazioni diverse, due personalità contrapposte: si incontrano, si amano (forse per sfida, forse no), si trasferiscono, si ingannano e finiscono per detestarsi. Fino alle estreme conseguenze. Dalla prima all’ultima inquadratura, speculari e circolari, L’amore bugiardo - Gone Girl conferma (ulteriormente) David Fincher come uno degli autori più preziosi del cinema americano. La densità e la stratificazione del romanzo originale di Gillian Flynn, il ritratto di due personalità antitetiche, ma accomunate dalla menzogna, incrociano la chirurgica visione di Fincher, soprattutto del dopo Zodiac, con una serie di riferimenti tematici e visivi che abitano l’opera come ammaestrati e riservati fantasmi. Ne esce un film perfetto, financo troppo consapevole, puzzle straripante di doppi e immagini riflesse, singoli e collettività, uomini e donne stritolati in un ingranaggio socioeconomico, personaggi che sposano lo sguardo dello spettatore e viceversa. E dove al discorso sull’identità e sull’apparenza si somma quello sui nostri tempi e sulle nostre istituzioni più fallaci - il matrimonio, la definizione di sé attraverso i luoghi che abitiamo, i lavori che facciamo, le scelte che operiamo - con un registro analitico e satirico. Perfetta macchina di genere, è un thriller plumbeo e coinvolgente e allo stesso tempo un’opera profonda che scuote e mette a disagio, o conferma le tesi misantrope di chi ama farsi cullare nel pensiero negativo.
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