Durante la Seconda guerra mondiale il matematico inglese Alan Turing (Benedict Cumberbatch) viene coinvolto in un progetto altamente top secret dalla Marina britannica e dal MI6 il quale vede un gruppo di linguisti, scacchisti, matematici impegnati a decriptare il codice tedesco Enigma, risultato che li avrebbe portati a vincere la guerra contro la Germania nazista.
Alan Turing è stato una delle più grandi menti del XX secolo. Genio matematico e appassionato di cruciverba ha posto le basi per lo studio e la realizzazione effettiva delle macchine che in futuro si sarebbero chiamate computer. Stando alla descrizione che esce fuori dal biopic Turing era un uomo scontroso che amava lavorare in solitudine e con un genio così ingombrante da non lasciar spazio all'umorismo. Decifrando il codice Enigma con la sua macchina chiamata "Christopher" ha contribuito in maniera massiccia a vincere la guerra decidendo assieme ai suoi collaboratori, come dèi loro malgrado, quali attacchi tedeschi sventare e quali no. Ed era omosessuale in una nazione che lo considerava un reato perseguibile con la castrazione chimica.
The Imitation Game di Morten Tyldum è un prodotto confezionato ad hoc per piacere a quelle mummie dell'Academy. Quest'anno abbiamo due film incentrati sulla storia di un genio: questo, a cui si aggiunge la guerra contro il nazismo, e lo zuccherosissimo La teoria del tutto di cui vi parlerò più avanti.Ed entrambi hanno fatto incetta di nomination agli Oscar 2015. Non mi sembra il caso spiegarvi il perché, no? Ci arrivate benissimo da soli.
I personaggi secondari - Charles Dance, Matthew Goode, Keira Knightley - vorticano come satelliti attorno al pianeta Turing: in parole povere sono solo cartonati messi per riempire le scene ed evitare lo one man show di Benedict Cumberbatch la cui interpretazione non è nulla di così memorabile bensì appena una tacca al di sopra della media. Trovo invece scandalosa la nomination all'Oscar per Keira Knightley - chioma bionda, sorriso paralizzato, occhi persi - quando la macchina di Turing l'ho trovata dieci volte più espressiva di lei.
Quanto sarebbe stato più interessante il film se si fosse deciso di esplorare più il Turing uomo dalle tensioni sessuali (non era di certo una macchina) che il Turing genio pioniere della moderna informatica? The Imitation Game è piatto come l'ala di un bimotore tedesco e scorre prevedibile senza lasciare briciole di emozione dietro di sé. Il sentimento è restato intrappolato in uno dei meccanismi della macchina decifratrice. "Per noi la guerra era una mezza dozzina di fanatici dei cruciverba in un villaggio dell'Inghilterra meridionale" dice Alan Turing all'uomo della polizia che nel 1950 lo interroga sui suoi servizi prestati alla Marina inglese. Per noi che il cinema lo amiamo e ne parliamo è qualcos'altro: arte, espressione di sé, illusione realizzata e quant'altro. Il cinema non è confezionamento di ovetti per di più senza sorpresa. Chi la pensa in questo modo il suo mondo è nell'industria. Non di certo cinematografica .
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