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Segreti segreti

Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Segreti segreti

di hallorann
8 stelle

Un’azione terroristica irrompe e squarcia il silenzio delle calli veneziane. Chissà perché ricorda un agguato di matrice partigiana, il magistrato ucciso senza pietà potrebbe essere un fascista o un repubblichino. I terroristi dei gappisti dal volto feroce e fragile. Analogie, associazioni libere e non dimostrabili. L’argomento spinoso delle B.R., la ferita ancora aperta nel 1984 si esaurisce per lasciare spazio alla dimensione privata di Laura: capo cellula che ha sparato due volte uccidendo l’obiettivo prefissato e il compagno che ha fallito l’attentato. Sulle macerie del terremoto irpino solo la sorellastra piange la vittima sacrificale del piombo amico, mentre la matrigna ripete che non era suo figlio e preferisce “spassarsela” col giovane amante e con la visione collettiva di insulse trasmissioni televisive tra sfollati che vivono in roulotte. Laura ripara dalla vecchia governante Gina che le chiede un figlio come se fosse la madre, ma appena legge lo sguardo della ragazza abbandona la casa dopo quarantadue anni di servizio. Ora tutto si avvita intorno alla protagonista: la madre, l’amica fresca di tentato suicidio (o di suicidio fallito?), la figlia di quest’ultima, la sorellastra dell’ucciso e la foto di lui da bambino – fino all’epilogo tragico. La tragedia nazionale è una tragedia privata, dolorosa per la famiglia, dolosa per la nazione. Anche il giudice inquirente donna prima dell’interrogatorio ha un segreto inconfessabile e lacerante…

SEGRETI SEGRETI di Giuseppe Bertolucci scritto con Vincenzo Cerami (due autori che rimpiangeremo a lungo) si colloca idealmente tra ippocampo e cervelletto, tra memoria, emozioni e zona cognitiva. Nel solco del racconto intimista emergono prepotenti sei/sette ritratti femminili profondi e sinceri, abbinati ad altrettante intense interpretazioni. Se i simbolismi sono strettamente legati all’infanzia perduta e rubata, alla unità di tempo ma non di luogo scandita da una trasmissione radiofonica, alle macerie ideologiche oltreché materiali che nascondono segreti personali, la parte finale ci scuote molto più dell’inizio perché quando gli eventi pubblici travolgono il privato ci restiamo male. Non è solo il viaggio a Parigi tra amiche, figlie e madri che si interrompe, si spezza un incanto, persino per il giudice concluse le indagini e trovato il colpevole non ha più interesse l’interrogatorio quando qualcosa di intimo e familiare si rompe. E la confessione sa di resa e di speranza. Quasi bellocchiano in certi frangenti e quesiti cervellotici che indagano la psiche umana e le sue relazioni pubbliche, private e sociali, nei risvolti familisti delle vicende. Laura ha gli occhi penetranti e smarriti di una bravissima Lina Sastri; Alida Valli restituisce l’enigmaticità della Draifa de LA STRATEGIA DEL RAGNO alla Gina dallo sguardo profetico; la Maria di Rossana Podestà è l’indifferenza e la frivolezza di una madre anomala e popolana insieme; Stefania Sandrelli è il sorriso dopo la tempesta di Renata; la Marta di Lea Massari la sconfitta inaspettata; la giovane Sandra Ceccarelli la testimone diretta di due tragedie. La Rosa di Giulia Boschi e la Giuliana di Mariangela Melato chiudono il cerchio di questo indimenticabile universo femminile cucito con ago e filo dal regista. E la MAMMA ROMA Pasoliniana della Magnani è il collante delle loro vite e dei loro rituali.

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