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Ana Arabia

Regia di Amos Gitai vedi scheda film

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La recensione su Ana Arabia

di mck
8 stelle

“La terra ce l'abbiamo già, ci manca solo il sogno.”

  

* * * ¾ (****)

 

Voulez-vous plonger avec moi, ce soir ?

 

La tragedia, per sua stessa natura, è inevitabile.
Amos Gitai ben lo sa.
E se ne stracatafotte.

 

Dal particolare al totale, dal cortile al quartiere, dal personale al politico, dall'isolato alla città : le rosee dita dell'alba ( o del tramonto, in questo caso ) accarezzano Jaffa e Bat Yam :

 

  
           Rosy-Fingered Dawn ( or SunSet ) caresses Jaffa e Bat Yam.


Parole, parole, parole : ne conosciamo la canzone, il ritornello fa : “ Chi entra ad Auschwitz vigliacco, ne uscirà vigliacco. Chi ci entra bugiardo, ne uscirà bugiardo “. Orecchiabile, no ?

Perché : “ Così sarebbe stato verde, e non giallo “.

 

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I.   Dissodamento.   Pozze di Cielo.   Sarchiare.

 


E' cocciuto, Amos Gitai : a volte proprio non vuole ( o non riesce ad ) ammettere che il mondo è solamente un'autentica merda fumante perennemente estrusa ( si prenda ad esempio il meraviglioso, commovente finale che deflagra speranza sul corpo di Rose-R.Pike e Diana-D.Bespechni di “(Hotel) Promised Land”, o per contro il poetico, poetico - così poetico, nevvero ? -, arrancare nel fango di “Kippur”, o il trascinarsi dai dotti alle gote solcandole il viso delle versate lacrime da N.Portman nel prologo di “Free Zone” ), e l'orizzonte è soltanto uno sfintere che sta per richiudersi, per sempre, senza più nemmanco la prospettiva di un posticino caldo seppur incomodo in cui rifugiarsi e stare, vegetando.

 


E' cocciuto, Amos Gitai : ricordandosi del piccolo esperimento girato per “ 11'09''01 ” ( posizionando il cortometraggio in piano-sequenza - uno dei tanti p/s che costellano il curriculum dell'autore, si pensi per esempio alle carrellate che esplorano le inquadrature-sequenza di “Esther” - per quel che incide in una carriera quarantennale come la sua, classe 1950 ) ne espande il ''tecno-genere''
[ così come esistono i generi di commista (o pura) sostanza ( guerra, comico, orrore...non-ficton mockumentary, reportage teatrale...), ci sono i più rari generi di (commista o) pura forma : piano sequenza, soggettiva, piano fisso, split screen, monocromia...]
invertendone ( ma non del tutto ) la materia e l'essenza
[ in quel caso il solito fatto di cronaca locale scompariva schiacciato ed escluso di fronte all'insolito fatto di cronaca estera, ma Yael, come la pubblicista televisiva che s'improvvisa reporter in zona di guerra nel cortometraggio del 2002 ambientato a Tel Aviv nel pomeriggio dell'11 Settembre 2001, è tanto ''miope'' quanto sicura di sé, è tanto inadeguata come personaggio quanto perfettamente forzata il giusto figura grimaldello fuori-sopra le righe ma, rispetto alla sua collega, s'è (fatta trovare) preparata per l'occasione, o almeno non era in diretta il 12 Ottobre 2002 (Bali), il 7 Luglio 2005 (Londra), il 26 Novembre 2008 (Mumbay) ]
e moltiplicandone per sette l'estensione cronometrica ( siamo ai livelli ( per durata ) del Macbeth tarriteo e dell'Arca Russa sokuroviana ), impugnando una Arriflex Alexa, per lasciarla andare ( in parte, agganciandola appesa ad un dolly/gru ) solo alla fine...

 



II.   Scasso.   Li Comandava l'Amore.   Estirpare.

Yael ( Yuval Scharf ), giovane giornalista/reporter che s'intuisce possa essere alle prime armi ( in un grande giornale ) tanto quant'oppure già rodata ( in una testata minore ), gira per le strade di un'enclave-quartiere cuscinetto posta tra Jaffa e Bat Yam, alle porte di Tel Aviv, cammina rasente i colorati muri di calce scrostata e s'inoltra per le vie di ciottoli, piastrelle, mattoni e quadrotte di cemento sguardo in alto per gli stretti vicoli e le nascoste corti che s'aprono ad ogni svolta di passo, sfiorando aiuole incassate tra la pietra millenaria e porticati in avanscoperta verso la luce, nel tentativo di catturarne il più possibile lo stillicidio tramontante, qualche forzatamente casuale sguardo in macchina, turista della storia e del (anche suo) presente : parla con gli abitanti del posto, uno dei quali la stava aspettando ( preavvertito o meno, la stava aspettando, appena la vede, capisce che la stava aspettando : e così sarà per tutti gl'incasuali appuntamenti esauditi successivi cui andrà incontro Yael ) : ascolta ciò che quelle genti hanno da dirle in risposta alle sue semplici, dirette, quasi ottuse domande
( non è vero che non ci sono domande stupide o sbagliate, ma l'abisso che divide l'ignoranza e l'impreparazione da una tecnica scolastica e magistrale ben assorbita in corpo acerbo si colma con un balzello da fermo, una volta imparati quegli automatismi elastici che allo sperimentale innestano l'empirico ),
e prende qualche appunto
[ s'è già detto di quanto il suo personaggio sia pleonasticamente fuori dal mondo...perché utilizzato dal regista come personale grimaldello per scassinare il reale ( le vite dei suoi co-protagonisti e la storia di Palestina e Israele ) di cui...si sa già tutto...compreso il fatto che prima del '48 quel luogo non era il Paradiso in terra, né alcun Eden di sorta : Yael non è certo la sola ad essere ottusa e miope : e Gitai vuol bene alla loro pericolosa ingenua inadeguatezza scatenante irrisoluzione ]
sul suo classico taccuino di culto e moda ( low cost, high brand ) : per esempio, appena Yussuf ( Yussuf Abu-Warda ) le dice il nome dei suoi tre figli – avuti proprio con Hanna Klibanov aka Ana Arabia ( Io, Arabia ) - Yael se li segna subito, i nomi : i nomi infatti possono aiutare a ricostruire un'intera storia orale appena sentita ed archiviata solamente nella memoria a breve termine, i nomi : i nomi possono fare questo. 

 



III.   Spietramento.   Per guardia un muro di ortiche.   Mondare.

Basta un nome, e un'intera storia s'estrud'espuls'al mondo richiamata alla mente dalla memoria dichiarativa e procedurale, pescandola tra le circonvoluzioni della corteccia cerebrale e il magazzino più fondo delle strutture sottocorticali, tornando a solidificarsi : da una memoria vissuta, trasmessa passando per le corde vocali di chi l'ha percorsa in prima persona , giungendo a timpano-martello-incudine-staffa-coclea di chi la riceve e ne testimonia il verbo, e subito chimicamente trascritta con inchiostro simpatico su pergamena temporanea di neuroni e sinapsi, e finendo recuperata ''infine''
--- il processo di ricordare implica sempre una riscrittura, e nella riscrittura intervengono sempre minimi errori e modifiche in/consapevoli : si sopravvive a tutto perché siamo in grado di compartimentare i ricordi tremendi, arrivando fin quasi a dimenticarli, o per lo meno a renderli irraggiungibili, protetti in subrutine inscardinabili, ma sopravviaviamo anche e altrettanto perché siamo in grado di non dimenticare, all'occorrenza, e di ricordare tutto ciò che ci può tornare utile ---
con procedura inversa arrivando allo stylo ( radio-ulna-polso-carpo-metacarpo-flessori-polpastrelli ) impugnato : altro inchiostro, vero questa volta, ed altri occhi, che scrivendola e rileggendola tentano di riviverla raccordandosi in parte a chi quella storia l'ha vista, vissuta e attuata essendovi completamente immerso e parte/attore integrante e costituente.
I nomi, possono questo ed altro. Dei semplici sconosciuti nomi messi o financo elencati al posto e nella giust'adeguata maniera, risvegliano paesaggi inesplorati, tempi impercorsi, incontri mancati. I nomi, dei semplici nomi soltanto, possono fare di un libro un bestseller : la Bibbia docet ( ossimoro inverato ).

 



IV.   Semina.   Insomma, è andata così.   Sognare ( la nostra casa crollare ).

Yael ( ribadendo : una Yuval Scharf splendidamente inadeguata, perfettamente in parte, orgogliosamente timida ), la gazzella aliena della metropoli Tel Aviv, continua il suo girovagare a spirale, pantografando l'arretrato luogo della grossa cittadina di provincia costola della capitale dell'impero, posta poco più a sud di essa ( dove mentalmente-materialmente è più facile andare a Gaza, a Gerico, a Nablus, a Ramallah, piuttosto che pochi kilometri più a nord...), coi compassi delle sue gambe : il bisogno naturale di parlare che le famiglie del posto dimostrano di avere la trova catalizzatrice e la scopre confidente di questa semplice, arcaica, incredibile, liminale, archetipica storia ( la stessa che da sempre ha Portato Avanti il Mondo : lo Scambio di Sangue, e di Vedute ) : e la stessa MdP, lo stylo-pianosequenza ( "ardua/ardita" tecnica, semplicità retorica, didattica sussidiaria dottrina ), se ne nutre.

 



V.   Irrigazione.   Ospiti dei nostri ospiti.   Ana Arabía ( mi manca ).

Le scene con Yael e i maschi portano a discorsi politici, intermezzi involontariamente comici, e tocchi di ( pur marginale ma deducibile, possibile, sottesa ) violenza.
Le scene con Yael e le femmine, straziano il cuore. E quando poi c'è in campo anche Sarah Adler
( che interpreta Miriam, una dei figli di Hanna Klibanov, la bambina cresciuta in Polonia, sopravvissuta ad Auschwitz, emigrata in Israele, convertitasi all'Islam divenendo Siam Hassan per amore di un palestinese che sposerà e da cui avrà molti figli, che la chiameranno Ana, per fare prima : la sua Storia sono la casa, il frutteto, il marito, i figli, eccola la sua Storia, fondamentalmente esperibile, vicaria di se stessa ),
c'è ancor più Luce ( anche se oramai sta calando oltre la parentesi liquida dell'orizzonte, il deserto irrigato a forza in contro-fuori-campo ).

 

 

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“La terra ce l'abbiamo già, ci manca solo il sogno.”  

E' una soddisfazione sostenibile, quella in cui abitano i personaggi, le persone di "Ana Arabia", forse il film più ipertimicamente maniacale [ contro ogni Utile Disperazione che il Presente (Eterno) Govern(at)o vuole propinarci ] di Amos Gitai, che si spinge oltre il Libro delle Trame ( il cui numero è finito, ed una delle quali racconta di come lo scopo dell'Umanità sia di portare Dio a compimento...con Estrema Conoscenza, però, non per fede cieca e ottusamente semplificatoria ) e che - siccome Volere è ciò che Avere desidera ritrovare - ci racconta di come saremo sempre banditi da qualche (altro) Eden.

Autore, è ora che tu te ne vada, lasciaci vivere.

The Brain - is wider than the Sky -
For - put them side by side -
The one the other will contain
With ease - and You – beside.
Emily Dickinson decide di provare a confutare Shakespeare.

Il futuro appartiene a quanti credono nella bellezza dei propri sogni.
Matteo Renzi ? Quasi. Eleanor Roosevelt.

Sceneggiatura : Amos Gitai e Marie-Jose Sanselme.
Fotografia : Giora Bejach.

Operatore alla steadycam : Nir Bar.

Sound Design : Alex Claude ( musica popolare azera ).

 


Se il mondo degli umani ( ''non'' quello naturale ) fosse talmente semplice da poterlo racchiudere in un moleskine, a tal punto mimeticamente ri(con)ducibile alla formula biblica dell'occhio per occhio, dente per dente, a conti fatti, alla fine non sarebbe anche così tanto passionalmente interessante e coinvolgente, no?

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