Regia di Gianfranco Rosi vedi scheda film
Dal titolo (irritante nella sua stupidità il gioco di parole G.R.A./Graal) ci si attendeva un documentario incentrato sul Grande Raccordo Anulare che circonda Roma, con al centro personaggi incontrati viaggiando lungo questa celebre tangenziale. Poteva essere la consacrazione sul grande schermo di una location finora cinematograficamente trascurata, sebbene si trovi nella città più "sfruttata" nella storia del nostro cinema. Ma in realtà il raccordo è assente da gran parte del film, che si addentra in case non si sa quanto prossime alla strada del titolo (perché il film non ce lo dice e non ce lo mostra), mostrandoci personaggi bizzarri di cui non si capisce cosa li leghi al raccordo ( e di conseguenza nulla li lega tra di loro), abitanti di una generica e anonima periferia. Cosa c'entra il problema del punteruolo rosso che distrugge le palme col G.R.A.? E il barbuto padre che pontifica con linguaggio ridicolmente forbito? E l'anziano attore di fotoromanzi (esistono ancora?) che rievoca i suoi esordi con la giovane collega? Ogni tanto il "protagonista" riappare, ripreso dall'alto o sotto un'insolita neve, ma ridotto al ruolo di comprimario in quello che doveva essere il suo film. Mi pare un'occasione sprecata, una bella idea originale la cui realizzazione manca della necessaria coerenza e aderenza al tema. Stento a credere che alla Mostra del Cinema di Venezia 2013 non ci fossero pellicole migliori di questa.
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